St Moritz dal primo Cinquecento a fine Ottocento nelle annotazioni di William Augustus Brevoort Coolidge

Dobbiamo a William Augustus Brevoort Coolidge, storico americano trapiantato in Inghilterra, un libro di particolarissimo interesse nel quale – a seguito in specie dei viaggi, di escursioni e di scalate da lui fatti in Alta Engadina nel 1892, 1893 e 1894 – narra in breve, con spirito attento, amore e penna veloce e arguta, trattando di storia, costume e società, di St Moritz e del circondario.

Le righe che seguono riguardano il periodo che va dal primo Cinquecento a fne Ottocento.

Mauro della Porta Raffo

“Nel 1535 e nel 1537 incontriamo nella storia della valle due avvenimenti che ne fanno presagire lo sviluppo economico seguito ai nostri giorni.

Nel 1535 il grande svizzero Théophrastus von Hohenheim, più noto col nome che si attribuì di Paracelso (morto nel 1541), visitò le sorgenti ferruginose di St. Moritz .

Ne vantò le particolari qualità rigeneratrici al punto che, dopo d’allora, la loro fama superò quella di tutte le fonti del genere esistenti in Europa.

Il nome di Paracelso venne dato nel 1836 ad una delle sorgenti di St. Moritz e ricorda a tutti i frequentatori dell’Alta Engadina colui che per primo venne a soggiornarvi e vi ritrovò la salute.

Nel 1537 un altro celebre personaggio, Benvenuto Cellini, famoso artista fiorentino, attraversò l’Engadina per recarsi dall’Italia in Francia, non usando passare per il Piemonte allora sotto il dominio spagnolo.

Non lasciò scritto nulla delle sue avventure, se non di avere attraversato “con grande rischio della vita le due alte montagne d’Alba (l’Albula) e di Merlina (Bernina) che erano allora ( 8 maggio) ancora coperte di neve”.

 

 

Dopo questi fatti la storia del’Alta Engadina non presenta più nulla di notevole se non il concretizzarsi di una prosperità sempre crescente….

…gli stranieri iniziarono a frequentare l’Alta Engadina, soprattutto nella speranza di ritrovare la salute bevendo le acque medicamentose della sorgente minerale di St.Moritz.

Verso il 1649 il dottor Malacrida compose alcune pbrevi poesie in onore di questa sorgente e nel 1674 un suo compatriota , il dott. Casati di Vigevano, scrisse un piccolo trattato alfine di esaltarne le straordinarie qualità.

Tutti i testi che trattano la Svizzera – a partire dalle opere del celebre J.J. Wagner di Zurigo, Historia Naturalis Helvetiae Curiosa (1680), e Index Memorabilium Helvetiae (1684, la prima ‘guida’ redatta per i viaggiatori in Svizzera) – dedicarono molto spazio alla descrizione di questa sorgente famosa a quel tempo ancor più apprezzata dell’aria pura delle montagne.

Ci si consentirà però di credere che anche la salubrità dell’aria abbia, per qualche verso, influito sulle miracolose guarigioni attribuite alla sorgente.

Si dice che nel 1697 anche il duca Vittorio Amdedeo di Savoia abbia soggiornato a St. Moritz per bere alla fonte.

Non solo i frequentatori della fonte, ma anche gli escursionisti contribuirono9 a scoprire le bellezze dell’alta valle dell’Inn.

…il notissimo naturalista zurighese J.J. Scheuchzer…nel 1707 dice che , nonostante il clima rigido e secco della regione, la valle appare molto ridente e bella grazie ai suoi prati e pascoli.

…l’inglese W. Coxe, storico della casa d’Austria… il 31 luglio 1779…si fermò la domenca a ST. Moritz per assistere al servizio protestante…

…Coxe appare come rapuito da questo breve soggiorno… e traccia un quadro molto preciso delle istituzioni alto-engadinesi.

Riassume così e sue impressioni: “ Sono ammirato dai costumi degli abitanti, dalla loro cortesia e ospitalità, non meno che dalla bellezza dei luoghi”

 

 

Gli stranieri, favoriti dalla facilità delle vie di comunicazione con l’esterno, affluirono sempre più numerosi in Alta Engadina.

Nel 1832, 1856 e 1866 l’insediamento di St. Moritz appare notevolmente ingrandito mentre Pontresina divenne il ritrovo degli alpinisti, soprattutto dopo la pregevole serie di acquarelli e l’ascensione del Piz Languard compiuti dal pittore Georgy de Leipzig; doponla bella descrizione di quei dintorni fatta dalla signora H.Freshfield, nell’affascinante libro che raccoglie le impressioni della sua visita nel 1860; dopo la scalata del Bernina (la terza) portata a termine per la prima volta da uno straniero, J. F. Hardy, nel 1861.

Nel corso di una ventina d’anni, l’Alta Engadina, dopo essere stata nei secoli, una delle vallate più isolate e sconosciute agli stranieri, è stata invasa e colonizzata dal bel mondo cosmopolita.

Questa pacifica invasione ha procurato notevoli benefici alla sua economia, soprattutto influenzando positivamente l’aumento della popolazione…

Lo storico non può non dispiacersi osservando il venir meno della semplicità dei costumi e l’influsso negativo che le stesse istituzioni locali subiscono dall’impatto tra una società molto raffinata e una società civile sì, ma ancora semplice e non turbata da quei bisogni superflui, connaturati invece alla vita di questi ospiti oziosi.

Il filologo osserva con tristezza l’idioma ladino sempre più inquinato dal tedesco, per la crescente presenza di tedeschi in Alta Engadina”.