Rose Valland ed il recupero di circa quarantamila opere d’arte trafugate dai nazisti nella campagna di Francia del 1940

À tous ceux qui luttèrent

Pendant la dernière guerre

Pour sauver un peu de la beauté du Monde

(Rose Valland)

 

 

La campagna per l’occupazione della Francia, che Hitler voleva scatenare già il 12 novembre 1939, qualche mese dopo la vittoriosa invasione della Polonia che aveva segnato l’inizio della seconda guerra mondiale, fu invece rimandata, per la pressione dei suoi generali, alle 5,35 del 10 maggio 1940. Fu una vera guerra-lampo (blitzkrieg) condotta con due operazioni simultanee, da un lato l’invasione di Belgio, Olanda e Lussemburgo e successiva penetrazione in Francia e dall’altro con la manovra “colpo di falce” (sichelschnitt)  consistente nell’aggiramento della linea Maginot, il baluardo difensivo francese dove erano ammassate inutilmente 30 divisioni. Il 14 giugno Parigi veniva occupata dalle truppe tedesche, il 22 giugno veniva firmato l’armistizio a Compiègne, su disposizione di Hitler nello stesso vagone ferroviario usato nel 1918 all’atto della resa tedesca per vendicare l’umiliazione subita durante la prima guerra mondiale. La dichiarazione finale di resa sarà siglata il 25 giugno 1940. Recentissimi studi attribuiscono parte dell’incredibile successo delle divisioni germaniche nell’invasione lampo di Polonia e Francia all’assunzione di uno stupefacente, il Pervitin, una droga chimica  a base di metanfetamina. La pillola veniva distribuita in dosi rilevanti ai soldati consentendo all’esercito di andare all’attacco senza mangiare né dormire anche per quattro giorni e quattro notti consecutive (1).

Il 30 giugno 1940 il comandante in capo della Wehrmacht Wilhelm Keitel invia al generale von Bockelberg, comandante di Parigi, il seguente messaggio: “ Il Führer, a seguito del rapporto del ministro degli esteri, ha ordinato di mettere al sicuro, oltre agli oggetti d’arte appartenenti allo Stato Francese, le opere d’arte ed i documenti storici appartenenti a privati, e precisamente agli ebrei. Questo non deve costituire una espropriazione, ma un trasferimento sotto la nostra tutela da usarsi, come pegno, in vista delle negoziazioni di pace. L’ambasciatore Abetz ne è stato egualmente informato” (2). Appaiono chiare già da questo documento le intenzioni di Hitler, sia ricattatorie che di spoliazione dei tesori artistici presenti nell’Europa occupata o da conquistare. Queste rapine saranno, per così dire, istituzionalizzate, grazie a due corposi documenti firmati dal Dr. Otto Kümmel, direttore generale dei musei tedeschi, datati rispettivamente 18 settembre 1940 e 20 gennaio 1941, scritti su ordine del ministro della propaganda Goebbels. Nel suo rapporto Kümmel afferma tra l’altro che i musei francesi dovranno essere messi a disposizione per permettere ai tedeschi di scegliere e prelevare  collezioni complete come compensazione per oggetti d’arte non più ritrovati (vedi confische napoleoniche) per i quali la spoliazione nel corso della storia è incontestabile.

Il 17 luglio 1940 Alfred Rosenberg, l’ideologo del partito nazista, aveva creato l’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR), gruppo d’azione del comandante del Reich Rosenberg, una speciale taskforce col compito di saccheggiare e confiscare tutto il materiale che avesse rilevanza culturale, nei paesi occupati dalle truppe tedesche. In Francia la direzione dell’ERR era affidata al barone Kurt von Behr, un uomo cinico e spietato. Il 17 settembre 1940 il Feldmaresciallo Keitel aveva trasmesso a Rosenberg un messaggio che si concludeva con le seguenti disposizioni “Il Reichsleiter Rosenberg o il Reichshauptstellenleiter Ebert hanno ricevuto delle istruzioni precise dal Fuhrer concernenti il diritto di confisca. Il Reichsleiter Rosenberg è autorizzato a trasferire in Germania i beni culturali che stimerà degni d’interesse al fine di metterli al sicuro. Il Fuhrer si riserva il diritto di decidere personalmente dell’uso che ne sarà fatto” (2). Hitler infatti aveva progettato già nel 1939, dandone l’incarico il primo luglio dello stesso anno al Dr. Posse, direttore del museo di Dresda, di realizzare nella sua città natale di Linz, sul Danubio, il Führermuseum, che doveva diventare il più importante, gigantesco e spettacolare museo delle belle arti mondiale, arricchito da tesori provenienti da tutto il mondo. Tra il 1940 ed il 1945 l’ERR operò in Francia, nei paesi del Benelux, in Polonia, Italia, Grecia  e Russia. Dopo l’occupazione di Parigi l’ERR si mise subito al lavoro prendendo di mira musei e raccolte private principalmente di collezionisti e mercanti ebrei che erano stati deportati o erano riusciti a fuggire. In realtà sia l’ambasciata tedesca a Parigi che le SS-Einsatztruppen avevano cominciato a rubare dipinti di valore da gallerie e collezioni private anche non appartenenti ad ebrei per cui Rosenberg dovette intervenire per avocare alla ERR il compito di essere l’unica organizzazione ufficiale per l’approvvigionamento di opere di valore artistico nei paesi occupati grazie a una direttiva del Fuhrer che autorizzava l’ERR a confiscare:

– preziosi manoscritti e libri dalle librerie nazionali e dagli archivi

– importanti manufatti di autorità ecclesiastiche e logge massoniche

– tutti i beni culturalmente ed artisticamente validi appartenenti ad ebrei

Nell’ottobre del 1940, su suggerimento del feldmaresciallo Göring, l’ERR estese il trafugamento non solo a pitture, sculture e libri, ma anche a mobili d’epoca, tappeti, tappezzerie, oggetti d’arte e antichità. Göring voleva arricchire la sua vasta collezione d’arte e si adoperò con la sua autorità e cupidigia per facilitare le operazioni dell’ERR. A fine ottobre del 1940 l’ERR si stabilì al Jeu de Paume, e usò il museo e sei sale della sezione “antichità orientali” del vicino Louvre, come deposito o meglio “campo di concentramento” temporaneo del materiale confiscato per classificarlo e dirottarlo poi in Germania.

Al Jeu de Paume lavora Rose Valland, nata nel 1898 a Saint-Etienne de Saint-Geoirs (Isère), un paese di 2000 abitanti, da una famiglia modesta. Rose è molto dotata per il disegno e nel 1918 si iscrive alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Lione e poi, nel 1922, è ammessa alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Vince un concorso per l’insegnamento del disegno e frequenta nel contempo la Scuola del Louvre sostenendo nel 1931 la tesi. Consegue tre certificati di studi superiori sulla storia dell’arte moderna, l’archeologia medioevale e l’archeologia greca. Nel 1932 entra come assistente volontaria al museo di pittura e scultura straniera alla Galleria Nazionale del Jeu de Paume alle Tuileries. Si occupa del catalogo delle collezioni del museo, organizza esposizioni e scrive articoli d’arte su riviste e giornali. Sarà assunta in pianta stabile, e quindi retribuita, solo nel 1941. Rose Valland ci appare dalle foto d’epoca come una persona poco appariscente, di media statura, con i capelli raccolti dietro la nuca ed uno spesso paio di occhiali. Ha tutte le caratteristiche per passare inosservata, è nubile, discreta, innamorata del suo lavoro ed estremamente competente nel campo dell’arte, inoltre, cosa che si rivelerà assai importante, conosce il tedesco.

Quando il comando della ERR si stabilisce al Jeu de Paume, il direttore dei Musei Nazionali Jacques Jaujard incarica Rose di restare al lavoro al Museo spiando, senza destare sospetti, l’attività dei tedeschi. In un primo tempo era stato permesso ad altri assistenti francesi di continuare la loro attività al Museo, ma i nazisti li estromettono permettendo alla sola Volland di rimanere con il ruolo di presiedere alla  coordinazione amministrativa con la Direzione dei Musei installata al Louvre. Rose diviene così una delle pochissime persone che potrà testimoniare de visu, in modo diretto, il sistema perfetto di spoliazione messo in opera dai nazisti. Rose mantiene un basso profilo grazie al suo comportamento schivo, quieto, semplice ed educato. Dietro le sue apparenti mansioni di impiegata del Museo, Rose in realtà compone giorno dopo giorno un inventario accurato delle opere che transitano nel museo cercando di conoscerne la provenienza esatta, di notare, memorizzandoli o copiandoli di nascosto, non solo i nomi dei destinatari delle opere rubate (spesso alti dignitari nazisti), ma anche quelli delle persone responsabili dei trasferimenti, gli orari dei convogli ed i luoghi di arrivo, il loro numero. In un certo senso è favorita dalla maniacale meticolosità tedesca nel catalogare ed inventariare qualsiasi cosa, il che le permette di registrare con grande precisione le caratteristiche ed i dati delle opere trafugate. Senza farsi notare, grazie alla sua conoscenza del tedesco, non rivelata ai nazisti, che le permette di ascoltarne le conversazioni, riempie scrupolosamente centinaia di schede, riesce in molti casi a decifrare anche le carte carbone copiative gettate dai tedeschi nel cestino dei rifiuti. Ciò le consente di passare segretamente e con grande rischio per la sua incolumità, preziose informazioni alla Direzione dei Musei Nazionali, che saranno fondamentali per il recupero delle opere d’arte dopo la guerra, ed ai partigiani francesi indicando loro i treni che trasportano le opere d’arte affinchè  vengano risparmiati da azioni di sabotaggio. Inoltre riesce ad ottenere importanti indicazioni dagli autisti dei camion e dagli imballatori, dati che trasmette subito a Jaujard ed alla Resistenza Francese.

Dal 1940 al 1942 il conte Franz Wolff-Metternich, storico dell’arte, era stato nominato da Hitler a capo del “Kunstschutz”, il servizio responsabile per la protezione e la salvaguardia del patrimonio culturale dei paesi occupati ed in particolare del Louvre. Metternich, come molti aristocratici, non era membro del partito nazista; si presta a collaborare con Jaujard per preservare i tesori nazionali d’arte francesi da ogni rapina  impegnandosi a proteggere i vari luoghi dove erano stati trasferiti. Non esita ad entrare in conflitto con l’ambasciata tedesca e con Goebbels che aveva dato le disposizioni di “spoliazione” codificate nel documento Kümmel. Viene convocato a Berlino ma, d’accordo col comandante militare di Parigi, riesce a convincere Goebbels che qualsiasi reclamo e rivendicazione sulle opere d’arte dei musei nazionali francesi debba essere presentato alla Francia solo alla fine della guerra, quando il trattato di pace avrebbe confermato definitivamente il trionfo della Germania e che quindi, fino a quel momento, non dovevano esserci trasferimenti in Germania di quelle opere d’arte. Sarà comunque costretto a lasciare la Francia con la scusa di riduzione del personale, ma in realtà  a causa delle pressioni di Goering e di Rosenberg contro i quali il conte Metternich aveva invocato invano la giurisprudenza internazionale e la correttezza e l’onore tedesco. Alla fine della guerra, nel 1952, verrà decorato  con la “Legion d’Honneur” dal Generale De Gaulle, su suggerimento di Jaujard, per avere protetto le opere del Louvre durante l’occupazione nazista.

La Francia, già a partire dal 1936, si era preparata all’eventualità di una guerra ed il ministro dell’Educazione Nazionale e delle Belle arti imposta un piano di protezione per le opere d’arte affidandone l’esecuzione a Jacques Jaujard, che aveva già partecipato attivamente al piano di salvataggio dei capolavori del Prado e dei musei iberici durante la guerra civile spagnola. A lui viene affidata la terribile responsabilità di salvaguardare durante la guerra le immense ricchezze artistiche della Francia a beneficio non solo dei francesi ma di tutta la cultura mondiale. Vengono redatti elenchi di monasteri, abbazie, castelli, dove potere nascondere i tesori d’arte nazionali ed anche alcune grandi collezioni private. Il 27 settembre del 1938 un primo convoglio di opere esce dal Louvre diretto al castello di Chambord e un anno dopo una quarantina di camion carichi di tesori artistici lasciano Parigi diretti sia a Chambord che ad un’altra quindicina di castelli, a nord della Loira e nel “midi” della Francia. Rose Valland partecipa a tutte queste operazioni di salvataggio, e racconta che “il santuario dell’arte, il Louvre, era diventato in pochi giorni uno sterminato cantiere di imballaggio”(2). Le varie peripezie e spostamenti a cui erano soggette le opere d’arte a causa dell’invasione tedesca e dei rischi di bombardamenti alleati sono esemplificate dalle vicende della Gioconda che nel 1939 era stata trasferita nel castello di Chambord, poi sulla Loira nel castello di Louvigny, quindi a Tours nel castello d’Amboise dove pare che il re di Francia Francesco 1⁰ l’avesse ricevuta da Leonardo. Fu più tardi portata al museo di Montauban e poi ancora al castello di Montal celata in una colonna di 65 camion che mettevano al sicuro in quella località un grande numero di opere delle collezioni nazionali. Per sicurezza, grazie alla collaborazione della resistenza francese, erano stati comunicati a Londra i nomi e le località dei musei e dei castelli che ospitavano i depositi d’arte.

Il 20 marzo 1941 Alfred Rosenberg invia un dettagliato resoconto a Hitler dove annuncia, tra l’altro, “ l’arrivo di un treno speciale a Neuschwanstein….contenente beni culturali “Kulturgut” i cui proprietari ebrei sono scomparsi. Il treno, noleggiato dal Reichsmarshall Hermann Göring si compone di 25 vagoni riempiti di oggetti d’arte, tele, mobili, tappezzerie di valore facenti parte delle collezioni Rotschild, Seligmann, Bernheim-jeune, Halphen, Kann, Weil-Picard, Wldenstein, David Weill e Levy-Benzion”. L’appropriazione di capolavori d’arte (quadri e sculture) divenne la maggiore attività dell’ERR, specialmente dell’Unità Speciale per le Belle Arti (Sonderstab Bildende Kunst), insieme alla spoliazione di quelle librerie con testi di interesse per l’Istituto di Studi della Questione Ebraica fondato da Rosenberg a Francoforte nel marzo del 1940 con lo scopo di ideologizzare l’antisemitismo dimostrando scientificamente l’inferiorità della razza ebraica. I nazisti riuscirono a catturare i vari tesori artistici grazie ad un efficiente lavoro di spionaggio da parte della polizia segreta tedesca con l’aiuto di storici dell’arte nazisti e di una rete di informatori francesi e mercanti collaborazionisti. Circa 29 convogli ferroviari, per un totale di centinaia di vagoni, stipati con migliaia di casse, furono diretti in Germania con differenti destinazioni oltre a 427 tonnellate di materiale spedito via nave.

Göring ordina alla ERR di organizzare al Jeu de Paume una mostra privata per lui con i migliori pezzi delle collezioni confiscate; Rose Valland commenta accoratamente: “osserva tutti i quadri, uno dopo l’altro, e si interessa a ciascuno di essi. La guerra e la fortuna  mettevano a sua disposizione alcuni delle più celebri tele di Rembrandt, Teniers, Vermeer, Renoir o Gauguin”. Altre visite private seguiranno. Allettato dalla sua passione strabordante per l’arte e molto dalla sua smania di possesso per arricchire le collezioni della sua “piccola Versailles” di Carinhall a 60 km da Berlino, Göring redige un documento in data 5/11/1940 in sei punti per l’assegnazione delle opere i cui primi due paragrafi recitano : 1) il Fuhrer si riserva il diritto di disporne a piacimento (in pratica ha il diritto di prima scelta), 2) le opere d’arte serviranno a completare le collezioni del Reichsmarshall (cioè Göring). Questo documento, approvato in seguito da Hitler, dando a Göring un potere quasi assoluto, rende precaria ogni azione protettiva del Kunstschutz del conte Metternich, e mette in ombra anche l’ERR di Rosenberg. Al risentimento di quest’ultimo Göring risponderà con una lunga lettera di tono amicale ma allo stesso tempo imperioso dove fa notare a Rosenberg che molti beni culturali di proprietà ebrea “me li sono procurati nei loro nascondigli, che furono trovati con molte difficoltà. Io li ho scoperti da tempo grazie alla corruzione ed all’impiego dei detectives francesi e di agenti criminali” (2).

La prima spedizione per la Germania parte l’8 febbraio 1941. Sul treno le casse destinate a Hitler sono marcate con H e numerate da 1 a 19, quelle per Göring con G e numerate da 1 a 23. A Hitler è riservata la cassa H5 che contiene un ritratto di Gainsborough, la H6 con opere di Frans Hals e due ritratti di Goya, mentre nella H13 è contenuto il pezzo di maggiore valore, “l’astronomo” di Jean Vermeer che Hitler già conosceva, per cui Rosenberg si affretta a comunicarlo al Führer tramite il segretario Martin Bormann, precisando che la tavola si trovava, come la maggior parte delle opere confiscate, tra i beni della collezione Rotschild. Dopo questo primo invio, le spedizioni verso la Germania si succederanno quasi fino alla fine dell’occupazione tedesca. Intanto al Jeu de Paume si andavano accumulando anche moltissimi quadri moderni, giudicati da Hitler “arte degenerata” in quanto espressione della decadenza di un mondo ebraicizzato, sottratti alle collezioni di David Weill, di Alphonse Kann, di Paul Rosenberg. Per non “disturbare” il gusto tedesco, le tele erano state poste in una sala secondaria poco accessibile. Ma alla fine del 1942, in barba alle idee estetiche del Führer, Göring si era impossessato di 10 Renoir, 10 Degas, 2 Monet, 3 Sisley, 4 Cézanne, 5 Van Gogh per non citare che gli autori di maggiore rilievo. Inoltre i quadri che non lo interessavano, diventavano merce di scambio per altri quadri di epoca antica oppure venduti ad avveduti mercanti per procurare importanti risorse finanziarie. Ci sarà comunque sulla terrazza delle Tuileries, il 23 luglio 1943, un falò di circa 500-600 quadri di “arte degenerata” confiscati e bruciati dall’ERR e di cui Rose sarà l’unica impotente e disperata testimone. Dall’analisi dettagliata compiuta nel dopoguerra sembra che solo 56 oggetti d’arte, tra i primi spediti in Germania nel febbraio del 1941 andarono alla collezione di Hitler prevista per il futuro museo di Linz, mentre nel corso delle varie operazioni svoltesi al Jeu de Paume anche negli anni successivi, almeno 875 furono preda di Göring.

Rose Valland fu per ben quattro volte messa alla porta del museo dai tedeschi sempre più sospettosi nei suoi confronti. Ma ogni volta riusciva a rientrare adducendo la necessità della sua presenza per sorvegliare la gestione del museo, cioè il riscaldamento, la pulizia ed in genere la manutenzione dell’edificio affidata a guardiani francesi. Veniva di volta in volta accusata di sabotaggio, di furto ed anche di segnali fatti al nemico. I furti, malgrado la presenza di guardie e della Gestapo, erano frequenti, ma il pericolo maggiore Rose lo corse quando fu sorpresa in flagrante a decifrare degli indirizzi. Riuscì a cavarsela ma capì che cominciavano a ritenerla una testimone pericolosa, da sopprimere prima della fine delle ostilità. Per fortuna era riuscita a creare un clima di corretta collaborazione con gli esperti d’arte tedeschi che erano tutti funzionari di musei ed erano stati “requisiti” dall’ERR, ma non avevano atteggiamento ostili né di prevaricazione nei suoi confronti.

Alla fine del 1941 Rosenberg realizza che in molte abitazioni appartenenti a famiglie ebree, rimaste abbandonate, gran parte dell’arredamento è scomparso e chiede allora al Führer il suo accordo per requisire mobilia e suppellettili « appartenenti a ebrei che sono fuggiti o che sono sul punto di scappare, a Parigi come in tutti i territori occupati dell’ovest, per fornire tutta la mobilia possibile all’amministrazione dell’Est » (2). Hitler accetta e parte così, sotto l’egida dell’ERR, l’operazione M-A, acronimo per « Möbel Aktion» ( operazione mobilia ). Da un documento tedesco si apprende che gli appartamenti di cittadini ebrei francesi completamente svuotati saranno 69.619 di cui 38.000 a Parigi. Le spedizioni si intensificano: da metà 1943 al 1 agosto 1944, nove convogli lasciano Parigi con destinazione Germania (castello di Neuschwanstein, abbazia cistercense di Buxheim), Austria (castelli di Kögl e Sessenberg) e Cecoslovacchia. Il 25 luglio 1944, quando ormai, dopo lo sbarco in Normandia, le truppe alleate erano prossime alla capitale francese, viene confiscata la preziosa collezione Thalmann di bronzi antichi. La spedizione finale del 1 agosto 1944, di arte moderna destinata al castello di Nikolsburg nella Moravia del sud, fu bloccata dalla resistenza francese e non lasciò mai la Francia. Curiosamente il gruppo di partigiani che impedì quest’ultima deportazione era comandato dal figlio di Paul Rosenberg, il celebre mercante d’arte ebreo, di cui una gran parte della collezione si trovava proprio su quel treno. Questo episodio ispirerà il film “Tha train” di John Frankenheimer del 1964 con Burt Lancaster, Jeanne Moreau e Suzanne Flon nella parte di Rose Valland. A partire dall’autunno del 1944 Rose informa gli americani sui probabili siti di stoccaggio in Germania delle opere d’arte trafugate, affinchè  vengano risparmiati dai bombardamenti. Verso la fine della guerra, molte opere d’arte di grande valore furono spostate dai tedeschi dai siti inizialmente preposti alla custodia, per timore dei bombardamenti alleati, e vennero nascoste nelle miniere di sale di Altaussee in Austria dove furono trovate, alla fine della guerra, ancora imballate. Nel rapporto finale dell’attività dell’ERR tra novembre 1940 e metà luglio 1944 consegnato a Rosenberg, risulta che dalle 203 collezioni private ispezionate erano state confiscate 21.903 opere d’arte comprendenti 10.890 quadri, acquarelli e disegni, 5.825 oggetti artistici (porcellane, bronzi, gioielleria), 2.477 mobili di valore storico, 1.286 pezzi archeologici provenienti dall’estremo oriente, ed il rimanente costituito da tappeti, medaglie, vasi, arazzi etc.

La ritirata dell’esercito tedesco dalla Francia e particolarmente da Parigi fu complessa e cruenta. Ci fu battaglia anche intorno al Jeu de Paume con parecchi morti, infine l’armata di liberazione del generale Leclerc, intervenuta sul posto, riuscì a sopraffare la resistenza tedesca e costringere alla resa 350 soldati tedeschi che verranno rinchiusi nel cortile del Louvre. La guerra volgeva alla fine. Il 25 agosto 1944 il generale von Choltitz firma la resa della Germania alla stazione di Montparnasse.

Viene istituito in Francia il 24 novembre 1944 il CRA (Commission de Récuperation Artistique) con sede al Jeu de Paume che si pone come primo obbiettivo per il rientro dei tesori d’arte, la protezione dei luoghi dove l’ERR aveva ammassato la refurtiva. Rose Valland ne fa parte ed è nominata segretaria della Commissione. Stabilisce un ottimo rapporto con James J. Rorimer, l’ufficiale americano, già conservatore del dipartimento d’arte medioevale al Metropolitan Museum di New York, che è stato delegato, con altri colleghi specialisti nel campo dell’arte, a partire dal 1943, a collaborare al salvataggio del patrimonio artistico europeo su una richiesta fortemente voluta da Roosevelt. Essi costituiscono un gruppo denominato “MFAA” (Monuments, Fine Arts and Archives Officers) che verrà poi soprannominato “Monuments Men”. Il gruppo, al momento dello sbarco in Normandia, era costituito da una decina di uomini che sarebbero aumentati a 60 alla fine del conflitto. In Italia alla fine delle ostilità i monuments men erano solo 22. A questo proposito Robert M. Edsel nel suo libro “Monuments Men” (3), racconta un episodio divertente quando, dopo lo sbarco in Sicilia nel 1943, il comandante della 7ᵅ armata americana Patton “scoprendo le rovine di Agrigento, avrebbe domandato ad un esperto “Non è che la mia 7 armata abbia causato un tale disastro?”. No, fu la risposta, è successo nella guerra precedente. Cioè? La seconda guerra punica”.

Rose trasmette a Rorimer i suoi dettagliatissimi archivi con l’indicazione dei depositi dell’ERR al di fuori della Francia; scrive che “il metodo ed il realismo dell’ufficiale americano, l’interesse sincero che dedica ad ogni problema, come me ne sono potuta rendere conto nel corso delle ricerche, mi hanno convinto a dargli la mia piena fiducia” (2). Il 4 maggio 1945 Rose ottiene un ordine di missione di durata illimitata presso lo Stato Maggiore della 1ᵅ armata francese del generale de Lattre de Tassigny. Viene promossa capitano e l’11 maggio 1945, tre giorni dopo la capitolazione del Reich, entra in Germania diventando l’anello di congiunzione tra il CRA ed il governo francese della zona di  occupazione in Germania. La sua azione “rude e determinata”, nelle parole di Rorimer, caratterizzano esattamente il lavoro assiduo ed instancabile di Rose Valland. Intanto la 1ͣᵅ armata americana trova nelle miniere di Merkers, vicino a Weimar, le riserve d’oro del Reich ed alcuni quadri del Kaiser Friedrich Museum di Berlino; nelle miniere di Bernterode, vicino a Cassel, le bare del re di Prussia e centinaia di quadri del museo di Potsdam, nella miniera di salgemma di Heilbronn capolavori del museo di Karlsruhe e, grazie alla 7ᵅ armata del generale Patton, il ritrovamento delle vetrate della Cattedrale di Strasburgo. Tutti i siti sono rimasti ben protetti prima dai tedeschi ed ora dai soldati americani; vengono ritrovate le schede dei vari pezzi e tutta la documentazione che ne permetterà la restituzione ai legittimi proprietari. Inventari sono trovati anche nel castello del barone Kurt von Behr , ex responsabile dell’ERR in Francia, che li consegna personalmente alle autorità americane prima di suicidarsi insieme alla moglie. Scrive la Valland “Il suo ultimo gesto da dandy fu bere il veleno in una coppa piena di champagne millesimato 1918!”. Guidati dalle informazioni di Rose, i soldati americani entrano nel castello di Neuschwanstein, in Baviera, dove trovano archivi ed una gran parte del bottino dell’ERR. Le opere d’arte ammassate nel castello sono così numerose che i Monuments Men impiegano quasi sei settimane per svuotarlo. Proseguendo nella loro avanzata raggiungono Bertchtesgaden dove Göring aveva trasferito parte della sua sontuosa collezione d’arte dalla villa di Carinhall per ragioni di sicurezza. Ma i maggiori ritrovamenti si ebbero nel maggio 1945, nella miniera di salgemma di Altaussee, in Stiria, non lontano da Salisburgo: oltre 6500 quadri, statue, oggetti preziosi, mobili, libri, ceramiche etc. Tutto era rimasto imballato come al momento della spedizione dalla Francia, e fu così che, aprendo le casse, i Monuments Men restarono sbalorditi nel vedere la Madonna con Bambino di Michelangelo, scolpita nel 1504, rubata dalla Chiesa di Nostra Signora di Bruges, l’Astronomo di Jan Vermeer proveniente dal Louvre ed un’altra sua opera, l’Arte della Pittura, il polittico dell’Agnello Mistico dipinto da jan van Eick nel 1432 sottratto alla cattedrale di Saint Bavo di Gand, ed un numero incredibile di altri capolavori. Davanti alla miniera c’erano 8 casse con la scritta “ Vorsicht marmor, nicht stürzen” (attenzione marmi, maneggiare con cura), ma, una volta aperte, si vide che contenevano 8 potenti bombe che Hitler, in caso di sconfitta, aveva ordinato di fare esplodere per distruggere tutti quei capolavori, destinati per la gran parte al suo Führermuseum di Linz.  Sembra che al Gauleiter locale fosse stato impedito di eseguire l’ordine per intercessione di Ernst Kaltenbrunner, capo della Gestapo austriaca e spietato sovrintendente a deportazioni e stermini di massa, che si era rifugiato ad Altaussee durante il collasso del terzo reich. Strani giochi del destino!

 

rose-vallandf

 

Tutte le opere, insieme a quelle ritrovate in altri siti, verranno portate alla centrale istituita a Monaco dagli Alleati e da qui ha inizio la difficile opera di individuazione dei proprietari, considerando che molti erano morti nei campi di sterminio, e delle relative restituzioni. Una attività che dura ancora oggi se si pensa che la sola Francia conserva nei suoi musei oltre 2000 opere i cui proprietari sono, e probabilmente oramai resteranno per sempre, ignoti.

Rose Valland, tra mille problemi sia di tipo diplomatico e burocratico dovuto alle interferenze tra gli  stati-maggiore degli alleati responsabili ognuno del proprio territorio, che di tipo tecnico e pratico per le immense difficoltà, date le condizioni delle strade e delle ferrovie in gran parte distrutte, riuscirà infine a provvedere al rimpatrio in Francia di circa 60.000 opere di cui 45.000 saranno restituite ai legittimi proprietari o eredi. Rimarrà in Germania fino al 1952, fino all’esaurimento del suo compito. Il 6 febbraio del 1946 assisterà al dibattito della 52esima giornata del processo ai criminali nazisti a Norimberga sulla spoliazione dei beni artistici. Verrà poi nominata capo della sezione delle Belle Arti alla divisione degli Affari Culturali Francesi a Berlino e, il 2 ottobre 1946 riceve il grado di cavaliere dell’ordine nazionale della “Legion d’honneur” e, a fine anno, la medaglia della Resistenza Francese. Accetta il posto di capo della sezione Belle Arti a Berlino, che le consente di ottenere i lasciapassare per recarsi nella zona sovietica estendendo la sua attività di recupero delle opere confiscate su tutta l’Europa anche a beneficio degli stessi musei tedeschi. Nel 1948 il generale americano Tate la decora con la “Medal of Freedom” per avere meritevolmente aiutato gli Stati Uniti nella guerra contro il nemico. Nel 1951 Rose Valland  assume la direzione del servizio di “Riallocazione delle opere d’arte” coinvolgendo le autorità della Repubblica Federale tedesca. Rientra in Francia nel 1953 e diviene capo del Servizio di Protezione delle Opere d’Arte con la qualifica di “curatore” dopo vent’anni di lavoro nei musei francesi. Nel 1961 scrive per l’editore Plon il libro “Le front de l’art” che sarà ristampato nel 1997 e poi nel 2016. Nel 1969 è decorata con la “Legion d’honneur” ed infine, nel 1972 riceve anche un riconoscimento dalla Germania, la croce d’Ufficiale al Merito della Repubblica Federale Tedesca per i servizi resi al mondo dell’arte. Andata in pensione nel 1968, Rose continua a lavorare senza posa per classificare i fondi degli archivi della CRA, la Commission de Récuperation Artistique. Nel 1979 donerà i suoi archivi personali  alla Réunion des Musées Nationaux. Negli anni del dopoguerra Rose conosce l’inglese Joyce Heer, segretaria-interprete all’Ambasciata degli Stati Uniti che diventa la sua compagna fino alla morte nel 1977, mentre Rose morirà in solitudine nel 1980 a 81 anni a Ris-Orangis nella banlieu parigina. Sarà sepolta insieme alla sua compagna nel villaggio natale di Saint-Étienne de Saint-Geoirs. Il 25 aprile 2005 il ministro francese della Cultura ha inaugurato una lapide commemorativa in onore di Rose Valland sulla facciata del Jeu de Paume nei giardini delle Tuileries, ma di fatto i meriti di Rose furono praticamente ignorati in Francia durante la sua vita, malgrado le tante onorificenze ricevute. Sarà più attenta la stampa americana dove, sul New Yorker del 1⁰ marzo 1947, la corrispondente Janet Flanner, basandosi sui rapporti dei Monuments Men, celebrerà il ruolo impareggiabile di Rose Valland per il ritrovamento delle decine di migliaia di capolavori rubati, descrivendola come una “femme de tête” che “sopportava intelligentemente e coraggiosamente tutti i rimproveri, nella speranza di restare al suo posto e così scoprire dove i nazisti spedivano il bottino” . Forse maggiore notorietà, anche se oramai tardiva, le è venuta dal film del 2014 di George Clooney, The Monuments Men, basato sul libro di Robert Edsel, dove la sua parte è interpretata con grande efficacia dall’attrice Cate Blanchett.

Francesco Cappellani

1-    Norman Ohler “ Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista”. Rizzoli 2016

2-    Rose Valland “Le front de l’art. Defense de Collections Françaises” R.M.N. 2016

3-    Robert M. Edsel avec Bret Witter “Monuments Men. À la recherche du plus grand trésor nazi” Gallimard 2009