Qualcosa sull’I Ching

Francesco Cappellani ne parla con Tiziana Mainoli

Oggi, nell’era della tecnica e delle grandi conquiste scientifiche, in un mondo in cui si tenta sempre maggiormente di spiegare o almeno affrontare i problemi della vita nel modo più razionale possibile, l’I Ching, o meglio Yijing, si presenta come un testo oscuro, pieno di simboli  e frasi criptiche che riflettono, come afferma Richard J. Smith (1) “una visione del mondo descritta talvolta come mistica o prelogica”. L’origine dell’I Ching risalirebbe a circa 3-4000 anni fa. Secondo la leggenda il mitico imperatore Fu-Xi vissuto, secondo la tradizione, tra il 2952 e il 2836 a.C., assistette alla separazione del caos da cui sono nati Cielo e Terra e ne comprese i meccanismi generativi. Si pensa che inizialmente l’I Ching sia stato un testo di osservazioni astronomiche  registrate con simboli in un’epoca dove non era ancora codificato un sistema di scrittura. Fu-Xi voleva capire il variare delle stagioni, rilevare lo stato del terreno e cogliere i “segnali” degli animali che istintivamente prevedono i mutamenti della natura, leggere le indicazioni del cielo per arrivare a tracciare uno schema del ciclo solare. È noto che i cinesi sono stati tra i più antichi e precisi osservatori del cielo e molto prima dei Caldei e dei Babilonesi avevano documentato il movimento di stelle e di altri fenomeni astronomici. Quindi, prima della dinastia Zhou, attiva tra il XII ed il III secolo a.C., l’I Ching rappresentava una sorta di almanacco di notizie astronomiche e meteorologiche che consentivano di prevedere le variazioni climatiche, un aspetto di importanza fondamentale per una civiltà agricola com’era la Cina di allora. Con la dinastia Zhou l’I Ching raggiunge la struttura che consideriamo oggi come definitiva.

L’I Ching è un’opera enigmatica, che non si finisce mai di scoprire. Manca una esplicita visione teologica e teleologica del cosmo: né Dio né dei sono presenti con una promessa religiosa salvifica di rinascita o di una vita  “altra” post-mortem, a differenza dei grandi libri sacri dell’antichità (Bibbia, Veda, Kabbalah, Corano) dove l’immanenza della divinità è sovrastante. E’ la natura, intesa come Tao, cioè Via operante della Natura Creatrice, punto focale dell’universo a cui tutti i fenomeni naturali  si riferiscono, che in qualche modo corrisponde al Dio delle varie religioni, pur restando un “concetto metafisico privo di personalità o di una particolare identità” (1).  Il libro dei mutamenti (questa è la traduzione del termine cinese Yijing) è costituito da una serie di 64 simboli, esagrammi, che rappresentano il continuo evolversi delle situazioni che trascorrono durante la nostra esistenza. Gli esagrammi,  ottenuti usualmente lanciando per 6 volte tre monete, sono formati da brevi linee intere o spezzate, che corrispondono a significati che si sono sedimentati ed arricchiti  in centinaia di anni attraverso pagine di responsi di non facile interpretazione. Dai particolari esagrammi ottenuti, mediante una corretta ed attenta analisi dei suoi elementi simbolici, è possibile ottenere un responso per  la soluzione del quesito richiesto. Questo testo che risente dell’influenza del Taoismo e del Confucianesimo, ha guidato il pensiero cinese sia a livello di cultura popolare che di grado più elevato almeno fino a metà dell’ottocento, ed investe anche  gli svariati fenomeni della natura che si riferiscono alla fisica, alla biologia, alla medicina e all’astronomia. Oggi alcuni studiosi vi ravvisano intuizioni che possono riallacciarsi alla scienza moderna come ad esempio il calcolo binario o la struttura del DNA. Di fatto l’I Ching ha rappresentato il testo di riferimento del mondo cinese fino alla  fine della dinastia Qing, esauritasi nei primi anni del secolo scorso, e viene definito come un libro profondamente spirituale. Per oltre 2000 anni “E’ stato il fondamento della metafisica cinese ed il “locus classicus” per molte discussioni filosofiche sul tempo e lo spazio” (1). Richard Lynn afferma che l’I Ching “permette a ciascuno di sapere che cosa sta per accadere, e, grazie alla sua saggezza, esso diventa il deposito di ciò che è avvenuto”(2).  l’I Ching nel corso dei suoi millenni di storia si è proposto di interpretare e capire i processi della natura sia a livello cosmico che della vita di ogni giorno, nel tentativo di leggere e spiegare i cambiamenti imprevisti e casuali che si susseguono sia sul piano fisico che metafisico, per giungere a vivere in armonia con la natura stessa. In questi termini si parla di “libro dei mutamenti”. Malgrado le grandi differenze rispetto ad altri testi sacri dell’umanità come la Bibbia, il Corano, il Talmud e le Bhagavad Gita, l’I Ching è considerato un testo sacro per la sua longevità, per il suo contenuto di saggezza, e per l’interesse con cui è guardato anche oggi non solo nell’emisfero asiatico ma, in tempi molto recenti, dal mondo occidentale. Naturalmente non mancano le critiche spesso taglienti che lo accostano ad altre forme di divinazione come l’astrologia o i tarocchi; inoltre la scienza moderna non fornisce alcuna teoria in grado di spiegare la veridicità dei responsi. In occidente l’I Ching è considerato principalmente un testo di divinazione, appartenente al regno della superstizione pre-scientifica, di cui si sono appropriati movimenti che hanno attinto anche dallo spiritualismo indiano e dalla teosofia come la New Age degli anni 80 del secolo scorso. In Europa, grazie alle prime traduzioni dal cinese compiute dai gesuiti come il francese Joachim Bouvet (1656-1730) che insegnava all’imperatore Kangxi (1654-1722) per due ore al giorno algebra e geometria e poi discuteva con lui dell’ I Ching, si ebbe un interesse crescente per questo testo. Il filosofo e matematico tedesco Gottfried Leibniz ravvisò delle strette correlazioni formali fra la struttura degli esagrammi ed il sistema di calcolo binario che aveva inventato. In seguito però l’interesse andò esaurendosi anche perché il libro era  ritenuto troppo oscuro per interessare un più vasto numero di lettori. Un risveglio di interesse si verificò negli anni venti del secolo scorso grazie alla traduzione ed i dettagliati commenti  del sinologo-missionario tedesco Richard Wilhelm ed alla successiva versione in inglese di Cary Baynes, uno studente di Carl Jung, che apparve nel 1950 col titolo “I Ching, The Book of Changes”. Bruno Veneziani e A.G.Ferrara ne fecero infine la traduzione in italiano. Dagli anni sessanta in poi il Libro dei Mutamenti ebbe una grande diffusione nel mondo occidentale grazie anche al clima di controcultura che pervadeva soprattutto gli intellettuali americani e tedeschi. Nel 1961 il testo di Wlhelm fu ripubblicato con la prefazione di Carl Gustav Jung, che l’apprezzò al punto da consultarlo anche nella sua pratica di psicoterapeuta. Per Jung la scoperta dell’I Ching fu una rivelazione, in quanto vi trovò affinità con i suoi studi sulla sincronicità intesa come un’altra spiegazione del mondo al di là del determinismo, secondo un livello superiore di conoscenza. La sincronicità, nella definizione di Jung “E’ la coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o analogo contenuto significativo”; chiaramente Jung sapeva che stava parlando di fenomeni che si ponevano al di fuori di un continuum spazio-temporale e quindi al di fuori della fisica galileiana. Enorme successo ebbe il libro del fisico Fritjof Capra “The Tao of Physics: An Exploration of the Parallels between Modern Physics and Eastern Mysticism” del 1975. In realtà questi parallelismi con la fisica quantistica apparvero subito alquanto discutibili tanto che Capra fu criticato per avere scritto non un testo di fisica ma di “moderna letteratura mistica” (1). Comunque molti artisti rimasero influenzati dall’I Ching come Bob Dylan, Allen Ginsberg, padre della “beat generation”, il visionario scrittore Philip K. Dick, lo scrittore e poeta Raymond Queneau, e poi Borges, Octavio Paz, Hermann Hesse e tanti altri. In Italia molti personaggi di grande rilievo culturale si accostarono all’I Ching grazie anche alla frequentazione con lo psichiatra junghiano Ernest Bernhard, ebreo berlinese fuggito dal nazismo a Roma dove visse dal 1936 fino alla morte nel 1965. Tra questi Bobi Bazlen, cofondatore dell’Adelphi, Federico Fellini, Adriano Olivetti, Natalia Ginzburg, Amelia Rosselli, Luciano Emmer, Giorgio Manganelli e Cristina Campo. Fellini, parlando della sua esperienza personale, racconta “la sorpresa di fronte alla profondità psicologica e morale di un testo capace di sintetizzare, in 64 esagrammi, l’intera avventura umana. E’ capace soprattutto di farti cambiare prospettiva, punto di vista. Perché al di là del linguaggio fiorito e seducente dei versetti, è questa la sua grande virtù. Farti capire che non sei tu il problema: che il problema può sparire se provi ad affrontarlo da un’altra visuale”.

Nel 1951 l’americano John Cage  scrisse “Music of Changes” ispirato proprio dal millenario libro dei mutamenti. Questo vasto e crescente interesse nell’I Ching sembra confermare il commento che, nel dodicesimo secolo, il poeta e studioso Yang Wanli aveva scritto “Le profonde implicazioni del libro dei cambiamenti risiedono nella sua capacità di immergere i lettori nel dubbio e costringerli a pensare”.

Perché l’I Ching viene interrogato a tutt’oggi da persone di qualsiasi classe sociale ed anche da intellettuali e studiosi? Lo chiediamo alla varesina Tiziana Mainoli che da oltre trent’anni si interessa e studia questo antichissimo libro sapienziale e lo ha applicato, nella sua lunga esperienza pratica, per ottenere risposte di saggezza e di divinazione, interessanti e documentate.

Quando e come ti sei avvicinata all’I Ching? Il mio primo contatto con questo libro avvenne negli anni 70 quando l’I Ching cominciò a diffondersi con l’avvento della New Age dato l’interesse di questo movimento per le filosofie orientali; fu grazie ad un amico che ne possedeva il testo e lo consultava, anche se in modo dilettantesco, per sé stesso e per gli altri.

Perché l’I Ching ha immediatamente attratto il tuo interesse?  Questo amico mi aveva spiegato che l’antico testo sapienziale era in grado di dare risposte precise e chiarificatrici su come decidere ed agire in momenti di dubbio. Fu così che gli chiesi di interrogare l’oracolo per me e rimasi colpita dal fatto che il responso fosse estremamente personalizzato a differenza di quello di altri oracoli che davano risposte generiche applicabili a più casi. Il testo mi attrasse a tal punto da iniziarne lo studio e cominciò allora il lungo percorso di approfondimento e pratica che divenne uno dei cardini costanti del mio pensiero e della mia vita.

Il primo testo che acquistai fu la versione scritta dal grande sinologo Richard Wilhelm. Da precisare che Wilhelm aveva conosciuto C.G.Jung e, dato che questi aveva già letto l’antica traduzione di James Legge del 1882 e si stava occupando in quel periodo della sincronicità, gli propose di scrivere una prefazione per il suo nuovo testo. Jung scelse un metodo particolare per decidere se accettare o meno la proposta: consultò direttamente l’I Ching che diede un responso affermativo. Nel corso degli anni ho approfondito lo studio attraverso l’analisi di molte altre traduzioni di questo testo ad opera di vari autori, ad oggi una ventina.

Dato il fatto che le interpretazioni degli esagrammi  sono complesse da estrapolare, che difficoltà hai riscontrato nell’estrarre il significato che, a tuo avviso, era quello giusto? Naturalmente le difficoltà maggiormente riscontrate all’inizio sono state quelle di penetrare il significato della filosofia taoista, sulla quale si fonda il “Libro dei mutamenti” e la continua verifica nell’applicazione di quello che andavo man mano studiando ed approfondendo. Per superare queste difficoltà è stato necessario un lungo percorso di anni, che prosegue tuttora, basato, oltre che sullo studio, sull’esperienza diretta delle molte persone, prevalentemente amici e parenti, che si rivolgono a me. Più le persone trovavano conferma della veridicità dei responsi e dell’aiuto derivante da questi, maggiormente cresceva in me e in loro la convinzione della validità di questo codice universale. Alcuni sostengono che non necessiti un particolare approfondimento del testo, ma che sia sufficiente la lettura del responso in quanto l’inconscio sarebbe in grado di decodificare da sé la simbologia che vi è contenuta. Credo che non ci sia cosa più errata.

– Qual è a tuo parere la differenza fondamentale tra l’I Ching e le varie altre forme di divinazione oggi in uso (astrologia, chiromanzia, tarocchi, etc.) che spesso sconfinano nella ciarlataneria e nella truffa? Premesso che attualmente esiste un vero business delle varie dottrine orientali, c’è da dire che l’I Ching per essere praticato con la dovuta serietà richiede uno studio particolarmente difficoltoso e di una vastità tale che lo stesso Confucio, che se ne occupò a lungo nell’arco della sua vita, disse che avrebbe voluto vivere  almeno altri 50 anni per sbagliare meno nella vita grazie ad una maggiore conoscenza dell’ I Ching.  Premetto anche che per approcciarsi all’I Ching occorre entrare in un’ottica differente rispetto a quella comune occidentale che si aspetta un destino “preconfezionato”, che non lo coinvolga come parte attiva.  E’ più facile ovviamente volere conoscere gli eventi futuri senza dovere utilizzare il proprio pensiero o le proprie energie.

L’I Ching viene considerato l’unico oracolo matematico-scientifico perché basato su precisi calcoli matematici (in cinese il termine suan indica sia calcolare che predire). Nell’antica Cina esisteva la “Scuola del numero” dove studiavano i più grandi filosofi e matematici dell’epoca i quali  asserivano che la “numerologia è la matematica della metafisica”. Inoltre l’I Ching è il primo oracolo che introduce il concetto di libero arbitrio. Gli antichi cinesi ritenevano che esistessero tre forme di destino: il destino del Cielo, quello della Terra e quello dell’Uomo. Contro i primi due l’uomo non ha alcun potere mentre sul terzo può intervenire modificandolo attraverso la scelta delle sue azioni. Ed è qui che l’I Ching, attraverso la saggezza dei suoi responsi, suggerisce il miglior modo di agire e di pensare affinché gli eventi siano in sintonia col “giusto flusso” che non necessariamente coinciderà con eventi apparentemente positivi o negativi.  Vorrei accennare un principio molto importante nella filosofia taoista quello del “wu wuei” che in cinese significa “assenza d’azione”. Questa assenza d’azione non è da intendersi come passività, tutt’altro. Gli occidentali sono abituati a credere troppo nel potere “interventista” della mente e così, spesso, lasciandosi trascinare dall’impulso, dall’ansia o quant’altro, rischiano di sovvertire l’andamento degli eventi portandoli “fuori” da questo “giusto flusso”. Al concetto del “wu wuei” si lega quello del “wu wuei wu” che significa invece “l’azione della non azione” intesa come potenzialità nel lasciare che gli eventi riprendano il giusto flusso senza  un intervento esterno. Un altro concetto difficile da accettare è quello del potere di una trasformazione interiore che si riflette sugli avvenimenti stessi. Vale a dire che l’esito di alcuni eventi viene più o meno favorito dal nostro atteggiamento interiore.

Ho letto che per avere risposte corrette dall’I Ching  bisogna anche “credere” in ciò che si sta facendo, azzerando ogni scetticismo sulla affidabilità del procedimento e dei risultati ottenibili. Non si può certo pretendere che accostandosi per la prima volta all’I Ching si possa avere un atteggiamento di completa fiducia: chiunque di noi ha bisogno di conoscere e “verificare” una situazione nuova. E’ evidente però che si richieda, come minimo, un atteggiamento di apertura mentale scevra da pregiudizi; la fiducia, secondo la mia lunga esperienza, cresce naturalmente nel tempo di fronte ad una inequivocabile evidenza di continue conferme in molti casi veramente stupefacenti. Vi sono però rarissimi casi in cui l’IChing non risponde con coerenza; ne spiegherò in seguito il motivo.

Nell’I Ching si pone una domanda e quindi si lanciano tre monete (nella tecnica più comune) per sei volte in totale ottenendo, come descritto precedentemente, un esagramma la cui interpretazione, suffragata da pagine di commenti nel Libro dei Mutamenti, dovrebbe dare una risposta alla domanda. Mancando ogni ragione scientifica al perché la risposta dovrebbe essere corretta ed anticipatrice di scelte o eventi, che spiegazione si può dare  per avere fiducia nella sua validità ? Io stessa, al primo approccio con l’I Ching, rimasi incredula sul nesso tra il lancio delle monete, i relativi conteggi ed una conseguente risposta coerente. Approfondendo lo studio ed ottenendo sempre responsi sorprendentemente personalizzati, non si può fare a meno di credere che, come sostenne anche Jung, si abbia a che fare con una sorta di “intelligenza universale” capace di dare consigli talmente specifici da fare rimanere incredulo chi vi si approccia. E’ evidente che la scienza ufficiale non possa ad oggi riconoscere l’I Ching e la sincronicità, come d’altra parte fatica a definire scientifiche altre discipline largamente praticate quali la psicanalisi e la psicologia in genere. Anche l’ipnosi, che oggi viene praticata in ambito medico, ha dovuto sopportare di essere tacciata come una sorta di stregoneria prima che le venisse riservato un posto nelle università come oggi avviene. L’ I Ching è stato definito un oracolo matematico scientifico perché frutto di osservazioni millenarie sui “mutamenti” universali, soprattutto non tanto prevedibili, quanto collegati ad una sottile trama che permette, anche attraverso le nostre scelte, di “fluire” con l’armonia dell’universo, quella del Tao.

– Si invoca spesso la sincronicità teorizzata da C.G.Jung per spiegare la correlazione tra il lancio delle monete, la persona che lo esegue e la risposta che si attende. Il fenomeno della sincronicità che sta alla base del libro dei mutamenti, è oggetto di studio anche nella fisica quantistica, tanto che fu argomento di discussione tra Jung ed il famoso fisico Wolfgang Pauli. Jung chiamò “inconscio collettivo” la coscienza universale attribuendole l’origine delle sincronicità. Ogni evento avrebbe delle correlazioni per lo più ignote, frutto della casualità e di conseguenza anche l’atto del lancio delle monete e dei relativi conteggi, suffragato da una sperimentazione di millenni, non risulta causale ma casuale. E dato che il caso ha sempre il suo motivo di essere, per una sorta di principio di assonanza, anche il lancio delle monete con i relativi conteggi che determinano il responso, “risuonerà” di conseguenza.

– Nella tua lunga esperienza di divinazione con l’I Ching, in quanti casi, percentualmente parlando, puoi affermare che le previsioni lette nell’esagramma si sono poi effettivamente verificate? Nella quasi totalità dei casi i responsi sono sorprendentemente illuminanti e personalizzati. In rarissimi casi ho visto l’I Ching rispondere in maniera del tutto incoerente rispetto alla domanda postagli, ma gli stessi testi contemplano questa eventualità. Si legge infatti nel Libro dei Mutamenti: “Ma se tu non sei quegli che esser qui conviene il senso allora a te non si rivelerà”. Per comprendere il Libro occorre una certa capacità interiore, altrimenti esso rimane chiuso come con sette suggelli. Quando colui che consulta l’oracolo non sta in contatto col Senso egli non ottiene una risposta sensata, perché una tale risposta sarebbe vana.

– Puoi raccontarci qualche caso emblematico che possa comprovare la veridicità dei responsi?

Sono davvero tanti i casi che mi sono rimasti impressi in maniera particolare. Potrei citarne alcuni tra i più significativi dove risalta l’incredibile coerenza  del responso rispetto al tema proposto dalla domanda.

1)Una donna sulla quarantina si innamorò di un ragazzo molto più giovane di lei. Nel responso una delle frasi più salienti fu: “qui si tratta di una donna anziana e di un uomo molto più giovane. Tra loro non ci sarà mai pace.” La donna fu “disturbata” da questo responso ma comunque preferì proseguire questo rapporto che condusse ad esiti disastrosi. Avvenne parecchi anni fa ed allora non annotavo gli esagrammi dei responsi.

2) Un ragazzo di circa 35 anni che da nove anni conviveva con una ragazza si innamorò di un’altra e chiese all’I Ching un parere dato che non riusciva a prendere una decisione. Il responso fu particolarmente esplicito e coerente, come al solito, con il senso della domanda postagli. Uscì l’esagramma 44 KOU: “….deve prepararsi ad incontrare la femmina oscura…..…esso rappresenta il nostro giovane iniziato di fronte non ad una, ma bensì a due femmine”(3). Un successivo esagramma forniva indicazioni riguardo alla migliore decisione da prendere.

3) Una mia amica era in procinto di cambiare casa, ma aveva dei dubbi. Uscì l’esagramma  59 HUAN: “In senso generale l’esagramma vuol dire che questo è il momento di operare un cambiamento o uno spostamento di un certo tipo. Cambiar casa, mutare i propri atteggiamenti…”(4).

L’elenco potrebbe essere lunghissimo….

Vorrei sottolineare che qui abbiamo citato frasi, come specificato prima, che indicano la “coerenza” rispetto ai temi delle domande poste. L’intero responso è molto più vasto e richiede un’analisi non semplice del quadro generale. Il tempo per “sviluppare” un responso mi impegna per un minimo di un’ora.

– Che ruolo ha avuto l’I Ching sia nelle scelte della tua vita personale, sia più in generale nella tua visione della vita e del mondo?

A dire il vero credo che avesse ragione Einstein quando diceva che è più facile dividere un atomo che eliminare un pregiudizio. Dico questo perché io stessa ho verificato, anche su di me, che per quanto si possa riconoscere la veridicità di un responso, non è facile accettare il compito di modificare i propri pensieri e atteggiamenti. In pratica noi vorremmo che il destino si “realizzasse” da sé, escludendo a priori che il nostro modo di pensare e di agire, o di non agire, possa riallinearci ad un “giusto flusso”. In definitiva per la filosofia taoista, sulla quale l’I Ching si basa, la vita è paragonata ad un fiume che scorre e nostro compito è lasciare che questo fiume segua nella maniera più naturale possibile il suo corso. Se durante questo “scorrimento” alteriamo continuamente il suo flusso, questo non potrà rimanere in sintonia con la sua natura.

Nella mia vita ho potuto verificare che i consigli dell’ I Ching sono sempre stati di una saggezza impressionante anche quando, soprattutto da giovane, non riuscivo a volte a metterli in pratica. E sta proprio qui la difficoltà: accettare di lavorare principalmente su sé stessi. E’ il vecchio detto: “aiutati che il ciel t’aiuta”. Inoltre, sempre secondo il taoismo, noi siamo dei microcosmi collegati all’armonia del macrocosmo: l’uomo è una sorta di ponte tra la terra e il cielo (come in cielo così in  terra). Ed è proprio nel segreto di questa armonia che gioca il suo ruolo importante la sincronicità. E’ come se tutto dovesse mantenere un certo equilibrio per far sì che tutti gli eventi  intrecciati gli uni agli altri da una rete invisibile, possano armonizzarsi tra loro.

Francesco Cappellani

 

1-      Richard J. Smith “The I Ching, a biography” Princeton University Press, 2012

2-      Richard J. Lynn “The Classic of Changes: a new translation of the I Ching as intepreted by Wang Bi” Columbia University Press, 1994

3-      F. Vascellari e N. Missale “I King e Kaballah” Edizioni M.I.R. 1999

4-      Da Liu “Come consultare l’I King per predire il vostro futuro” Astrolabio, 1976