Punture di spillo

Nel numero di gennaio-febbraio 2014 della rivista ‘Nuova Storia contemporanea’ apparirà il seguente commento di Alberto Indelicato alla presentazione del centenario della Prima Guerra Mondiale fatta sul ‘Corriere della Sera’ dal presidente del Comitato per gli anniversari. Ringraziamo l’autore e il direttore della rivista, professor Francesco Perfetti che ce ne hanno autorizzato l’anteprima. – MdPR

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Anniversari

A che cosa serve un comitato per gli anniversari?

Semplice: a rievocare i grandi eventi del passato perché tutti li ricordino o li conoscano.

Non è semplice nozionismo, anche se le ‘nozioni’ non dovrebbero essere ignorate né distorte né  sbagliate, sia pure al lodevole scopo di fare un po’ di propaganda europeista.

Per esempio non bisogna affermare che la Triplice Alleanza fu “voluta da Crispi”, per la semplice ragione che a volerla e firmarla fu il governo di Agostino Depretis e del suo ministro degli affari esteri Pasquale Stanislao Mancini nel 1882, cinque anni prima che Crispi facesse parte di un qualsiasi governo.

Secondo esempio: affermare che nell’Impero austro-ungarico la “popolazione italiana non era discriminata” significa ignorare la politica del ‘divide et impera’ del governo di Vienna favorevole agli slavi del sud ai danni degli italiani ed il suo ostinato rifiuto di istituire una università italiana a Trieste.

Terzo esempio: sostenere che la pace europea prima della prima guerra mondiale sia durata “oltre  un trentennio” è molto riduttivo: essa durò quasi quarantaquattro anni (gennaio 1871-luglio 1914).

Quarto esempio: l’entrata dell’Italia in guerra il 24 maggio del 1915 non avvenne perché “prevalsero le ragioni dell’interventismo democratico”, ma per decisione del governo Salandra e del ministro degli affari esteri Sidney Sonnino; né sulle piazze fu l’interventismo democratico a prevalere, a meno di includervi tra gli altri D’Annunzio, Corridoni e Mussolini…

Quinto esempio: il 24 maggio 1915 l’Italia non “dichiarò la guerra all’Austria ed alla Germania”, ma soltanto alla prima; contro la Germania l’Italia  entrò in guerra più di un anno dopo: il 15 agosto 1916.

Ma gli esempi potrebbero continuare.

Lasciamo perdere anche la causa profonda del conflitto, indicata nella “messa in discussione dell’Impero britannico” (qualunque cosa ciò possa significare) da parte di una Germania, la cui unificazione sarebbe stata “preparata da una solida unione doganale” (l’antiaustriaco Zollverein del 1834, d’altronde dissolto nel 1866 ; ma esso è citato quale improprio precedente per la CEE) e non dal ferro e dal fuoco delle tre guerre di Bismarck.

Ed il contrasto franco-tedesco e quello russo-austriaco per i Balcani?

A quanto pare non contavano granché.

Nozionismo, si dirà; ma giustamente il presidente del comitato per gli anniversari, compreso quello del 1915, in un suo articolo-presentazione di quell’evento pubblicato dal  “Corriere della Sera” il 18 gennajo 2014 ci ha ricordato la necessità di “ravvivare la memoria storica e proporla soprattutto alle nuove generazioni”; ma aggiungiamo noi anche agli appartenenti a generazioni da molto tempo non più giovani, compresi alcuni ex candidati alla presidenza della repubblica.

Nota finale: le bizzarre affermazioni che abbiamo riportato sono contenute nell’articolo-presentazione citato, stilato dal presidente del comitato per la celebrazione degli anniversari, l’ex parlamentare Franco Marini.

Ma quando un sindacalista si improvvisa storico, a pagare può essere anche la storia.

Alberto Indelicato