Per il Presidente Leone, spumante non champagne

Quando frequentavo l’Università della Sapienza e vivevo ancora a Roma, ai primi anni Settanta, ho ricevuto l’invito per una vernissage da un mio compagno di scuola del liceo, la cui madre era la segretaria del governatore della Banca D’Italia Guido Carli ed aveva avuto l’incarico di assistere sua moglie, pittrice, nell’allestimento della mostra alla Galleria della Pigna, al centro di Roma, a pochi passi dal Pantheon.

Andai con gioia e curiosità.

Trovai una pittura di astrattismo estremo, i quadri erano tanti, coloratissimi e incomprensibili, cercare un significato era impossibile in quella mescolanza di fondi rossi, colature di colore nero, giallo e blu, senza una minima forma logica.

Pur tuttavia non mi sembrarono brutti, ma sicuramente inquietanti.

Mentre il mio compagno di scuola ed io stavamo guardando attoniti quella pittura, sua mamma e la signora Maria Carli si precipitarono all’ingresso.

Stava arrivando qualcuno di veramente importante perché furono accese tutte le luci dell’entrata e del breve corridoio prima delle sale.

Con mia grandissima sorpresa, comparvero il Presidente Leone e Donna Vittoria.

Erano soli, senza scorta, senza il segretario personale, senza neppure un accompagnatore.

Lui piccolo, grassoccio, ma ben vestito e signorile.

Lei alta, magra, elegantissima in un tubino rosa e scarpe nere con pochissimo tacco.

Tutte quelle luci accese, fecero saltare la corrente delle sale dell’esposizione, interrompendo la visita dei due illustri ospiti.

La segretaria di Guido Carli, prontamente, sparì tornando con una vecchia lampada impolverata chissà da quanto tempo dimenticata negli scantinati della galleria.

Illuminava un quadro per volta e la visita poteva continuare.

Il presidente commentò l’accaduto dicendo con accento napoletano:

“Una lampada così antica per una pittura così moderna…”

Noi, educatamente per non intralciare, ci andammo a sedere in un salottino allestito alla fine della mostra, dove funzionava la luce.

Dopo poco, anche la coppia presidenziale arrivò là.

Ci alzammo subito per andar via, pensando di dover lasciare ad altri quello spazio, ma la signora Carli ci invitò a restare, presentandoci come giovani universitari amanti della sua pittura.

Non era vero, ma ci lusingò.

Mentre stavamo seduti e Donna Vittoria conversava con la pittrice, gli occhi mi caddero sulle scarpe del Presidente, seduto di fronte a me con le gambe accavallate.

La suola era talmente lisa e deformata, che non mi sarei meravigliata se ci fosse stato qualche buco.

Leone se ne accorse e, sempre in napoletano, mi guardò sorridendo e disse: “Signorì, i ciabattini non ci stanne chiù e sapesse comme so’ commode ‘e scarpe vecchie….”

Credo di essere arrossita fino alla cima dei capelli, ma per fortuna, a togliermi dall’imbarazzo, venne un cameriere in guanti bianchi, porgendo champagne a Donna Vittoria e alla signora Carli.

Giunto poi presso il Presidente, sentimmo tutti chiaramente, al momento di offrirgli il suo bicchiere, un’altra uscita napoletana alla Leone : “Scusate assai, ma non tenete spumante italiano?”

Il cameriere rimase interdetto, non sapendo cosa rispondere, ma subito intervenne la signora Carli : “Sì, certo, che abbiamo spumante italiano. Lo faccio portare per tutti”.

I bicchieri già serviti furono tolti via immediatamente e subito comparve un cestello da ghiaccio con una bottiglia di Ferrari millesimato, ben freddo al punto giusto.

Alcuni giorni dopo, mi fu recapitato a casa un quadro di Maria Carli con il catalogo della mostra e la sua dedica.

Naturalmente conservo tutto.

Irene Di Paola