Il peggior giornalismo e i peggiori giornali

Premessa: non ho mai avuto dubbi sul fatto che il buffo Donald l’avrebbe spuntata sul freezer Hillary; un po’ d’esperienza americana ricavata non tanto dai viaggi a New York e in California quanto dai soggiorni in Arizona e Carolina del Nord, l’America più vera; eppoi  la furia mediatica che involgariva giorno dopo giorno la Grande Sfida mi hanno indicato il risultato finale.

Quando poi – vittorioso Trump – ho sentito l’invettiva di Giorgio Napolitano contro il neoeletto presidente degli Stati Uniti ho avuto la certezza che gli americani hanno fatto la loro democratica libera scelta.

Lui l’ha definita “evento sconvolgente per il suffragio universale”: parola di uno strenuo difensore della democrazia.

Facendo finta di dimenticare il golpe Monti-Berlusconi prodotto dal presidente della Repubblica italiana, voglio solo ricordare che il 22 ottobre 1956, mentre insieme a molti studenti del Liceo Niccolini di Livorno scendevo in piazza per protestare contro i carri armati sovietici che avevano invaso Budapest, il deputato comunista Giorgio Napolitano ne difendeva l’operato in Parlamento.

Gran tempra di democratico.

Come i tanti che oggi contestano l’elezione di Donald Trump perché è stato portato alla Casa Bianca non dalle elite intellettuali e finanziarie ma dal popolo, dal “ferramenta del Wyoming” evocato dal tenero razzista Alessandro Baricco.

L’unico vero “evento sconvolgente” riguarda in realtà il clamoroso fallimento mediatico provocato ad arte da un’editoria sempre più schierata con le non segrete sette del potere finanziario che operano fra Wall Street e la  Silicon Valley.

Dolorosa – a dir poco – la manifestazione di incompetenza dei giornalisti. E non dico degli americani, costretti ormai a recitare la parte voluta dai padroni che comprano anche i sondaggi destinati, nelle intenzioni, a guidare l’elettorato (fortunatamente ormai scaltrito); dico degli italianuzzi che l’hanno fatta da misere comparse schierandosi al fianco delle Illustri Testate.

Ai miei tempi, passate le elezioni sarebbero stati richiamati in patria e destinati a scaldare sedie nell’ufficio romano di piazza San Silvestro; oggi addirittura latrano offesi e invocano il diritto di sbagliare.

E’ l’ultima occasione che ci viene offerta di affrontare la crisi dell’editoria cartacea che non è dovuta alla televisione o a internet ma al peggior giornalismo e ai peggiori giornali del secolo.

Il giornalismo che sa pronosticare solo gli scudetti della Juventus.

I giornali che vendono due milioni di copie meno di quante se ne vendettero ai tempi della guerra di Libia nel 1911.

Italo Cucci