Parliamo tanto di Mike Pence, il vice Trump

Mike Pence.
Un uomo capace di maturare?
Di cambiare conseguentemente opinione, non solo ideologicamente e politicamente parlando?
Una persona priva di invero solide convinzioni?
Una banderuola la cui personalità va esplorata con qualche preoccupazione?
O più volgarmente (esagerando?) un semplice voltagabbana?
Occorre porsi queste domande.

E occorre cercare risposte in proposito.

Non è forse proprio Mike Pence il possibile successore di Donald Trump?
Sia nel caso in cui semplicemente si candidi per White House una volta finito il mandato (probabilmente unico) del magnate.
Sia nel caso in cui il tycoon lasci prima del prevedibile lo scranno presidenziale.
(Dei quarantatre predecessori di ‘The Donald’ – Grover Cleveland è conteggiato due volte perché arrivato al secondo mandato con un intervallo di quattro anni – otto sono morti in carica e uno si è dimesso, e che il capo dello Stato yankee faccia gli scongiuri).
Ebbene, Mike nasce in una famiglia irlandese cattolica e al college aderisce a una delle mille Chiese protestanti evangeliche.
Non che in casa – la madre in particolare – ne siano stati felici.
Nel 1976, allorquando il democratico Jimmy Carter si propone per la presidenza tentando (con successo) di defenestrare Gerald Ford è nelle fila dell’asinello che entra, attivamente operando a livello locale.
Dichiara all’epoca di ispirarsi nientemeno che a John Kennedy (vengono i brividi) e a Martin Luther King!
È dipoi, all’arrivo di Ronald Reagan, che si avvicina ai repubblicani.
Nel momento in cui il Partito dell’elefantino prende il sopravvento, quindi.
E non è che nel prosieguo della sua carriera politica, decollata con qualche difficoltà, sia stato esente da critiche, fondate inoltre.
Ora, sappiamo bene che in molte occasioni – l’ultima assai di recente – lo Spirito Santo porta il Conclave a scegliere decisamente male.
Sappiamo invece che la speciale Provvidenza divina che protegge gli Stati Uniti d’America (scrisse Otto von Bismarck Schoenhausen che appunto una particolare predilezione del Cielo riguarda “i bambini, i matti, gli ubriachi e gli USA”) non ha mai errato, tanto che, sempre, i presidenti inadeguati – da subito o a seguito di insorgenze – sono stati sostituiti da uomini ‘giusti al posto giusto’.
Dobbiamo per conseguenza concludere che il buon Pence sia eventualmente, nel caso, all’altezza.
Così non fosse – rammentando quanto accadde nel momento in cui Richard Nixon traballava e si avviava alla catastrofe politica (il del tutto improponibile vice Spiro Agnew fu sostituito dall’adeguatissimo Gerald Ford) – la Provvidenza provvederà.
Scommettiamo?
Mauro della Porta Raffo