‘Morte…’ di Hemingway: quattro cose

1) Morte… di Hemingway

Ernest Hemingway ricevette le bozze del suo magnifico saggio sulla tauromachia mentre era a letto conciato piuttosto male.

E non gli piacque affatto che su ognuna di quelle pagine, non intendendo il tipografo scrivere tutto il titolo ‘Morte nel pomeriggio’, in alto, campeggiassero solo tre parole “Morte…di Hemingway”.

 

2) Un cocktail a Aukland

Sbarcato all’aeroporto di Aukland al termine di un lungo volo, Anthony Burgess, fra l’altro biografo e ammiratore di Hemingway, si precipitò al bar e chiese “Qualcosa di dissetante, purchessia”.

Il barman mischiò velocemente questo con quest’altro, aggiunse del ghiaccio e gli mise davanti un bicchiere stracolmo.

Ingollato un lungo sorso, Burgess si sentì svenire tanto il miscuglio era feroce.

A fatica, chiese: “Cosa diavolo è?” per sentirsi rispondere: “Il nostro miglior cocktail.

Soprattutto, assenzio e champagne.

Si chiama ‘Morte nel pomeriggio’!”

 

3) Gli uomini politici italiani

Primissimi anni Trenta del Novecento (il romanzo/saggio fu pubblicato a New York nel 1932).

Ernest Hemingway in ‘Morte nel pomeriggio’ tratta da par suo di corride, toreri, miura.

D’improvviso, si sofferma sulle persone che eliminerebbe “se capitasse mai che si potesse un giorno ammazzare chi si vuole”.

Nell’elenco, al secondo posto, colloca “gli uomini politici italiani”.

Non è che anche oggi molti tra noi, chiamati a stilare una loro consimile graduatoria sarebbero d’accordissimo e, di più, inserirebbero i politici nostrani al primo posto?

 

4) Gli amici degli animali

C’è da diffidare di chi si definisce ‘amico degli animali’, come, del resto, allargando il discorso ai rapporti umani, ben sapeva anche Ernest Hemingway, il quale, proprio all’inizio del suo bellissimo ‘Morte nel pomeriggio’ (dedicato alle corride e, quindi, a tori e cavalli), scriveva: “Secondo le mie osservazioni, direi che la gente potrebbe venir distinta in due gruppi generali: coloro che si identificano con gli animali, vale a dire che si pongono al loro stesso posto, e coloro che si identificano con gli esseri umani.

Io sono persuaso, per esperienza ed osservazione, che coloro che si identificano con gli animali, vale a dire gli innamorati quasi professionali di cani ed altre bestie, sono capaci di una maggiore crudeltà verso gli esseri umani di coloro che stentano ad identificarsi con un animale.

Pare ci sia una scissione fondamentale tra la gente su questa base anche se la gente che non si identifica con gli animali può essere capace di sentire un grande affetto per un animale singolo”.

Mauro della Porta Raffo