L’Unione Europea nell’epoca di Putin e Trump

Oggi, quali mai cuori scalda l’Europa?
 
Sempre più fragile.
Sempre più in difficoltà l’Unione.
La Brexit ha contribuito non poco, più che ad acuire, a certificare la crisi nella quale da tempo si affanna e si arrabatta l’Unione Europea.
Certo, non è il documento firmato a Roma nel sessantesimo dei Trattati dalle restanti ventisette nazioni una base dalla quale ripartire.
Frasi fatte e risapute.
Impegni di maniera nel solco di una azione comune deficitaria sotto infiniti punti di vista.
Il trionfo del politically correct, ovviamente.
Manca – si sente, si vede – una politica vera.
Mancano le idee.
Mancano gli ideali.
Manca il sogno da realizzare.
Mancano inoltre e forse soprattutto gli uomini e le donne capaci di rappresentare, di incarnare una politica, un’idea, un ideale, un sogno, appunto.
E nell’epoca di Vladimir Putin e Donald Trump non è in fondo in prospettiva l’Europa solo e soltanto il vaso di coccio della favola di Esopo?
E può l’Europa chiedere per cortesia – come nell’apologo il predetto vaso chiede a quello di metallo – magari per pietà, di non avvicinarsi per non causare un disastro?
Per non si sa bene quale mai ragione, allorquando un uomo politico fa gli interessi della sua nazione in Europa ci si adonta, come ci si aspettasse che di contro facesse quelli dell’Unione.
Ecco, nel mentre riguardo a Putin da tempo sappiamo come davvero stanno le cose, è ora di tener conto – e se capaci di conseguentemente operare – di quanto ha detto e con ogni probabilità farà Trump rispettando il suo ‘America first’.
Sta tuonando.
Poco tempo ancora e scoppierà il temporale.
 
Avevo praticamente appena concluso lo scritto che precede quando il primo (grave? parrebbe e lo verificheremo molto presto) conflitto economico USA/Unione Europea è scoppiato.
Dazi addirittura fino al cento per cento la ritorsione minacciata da Donald Trump nei confronti dei Paesi europei rei di non acquistare la carne americana non corrispondente alle norme UE in materia.
Dazi che colpirebbero per esempio l’Acqua Minerale San Pellegrino – italiana ovviamente – la Vespa della Piaggio, i formaggi francesi, le moto svedesi Huskvarna, le KTM austriache… 
Un numero sterminato di prodotti.
Per dare un’idea, il ricavato delle vendite italiane negli USA supera i trentasei miliardi di euro.
Un primo allarme rosso sta suonando.
Sarà l’Europa in grado di rispondere adeguatamente?
V’è da dubitarne e non poco.
Mauro della Porta Raffo