Lo sport nel Risorgimento

Ove si intenda il vocabolo ‘sport’ secondo etimologia, è solo a tempi storicamente recenti che si deve guardare.

Sport, difatti, deriva dal francese antico ‘desport’ che, diventato in Inghilterra ‘disport’, indica, significa ‘divertimento’.

Attività fisica, ovviamente, che, stando ai canoni dominanti, almeno per larghissima parte dell’Ottocento e pertanto per quasi tutto l’arco del nostro Risorgimento, si caratterizzava (quanto diverso il mondo!) come dilettantistica, essendo il professionismo appunto sportivo negletto.

Attività, in più, necessariamente alternativa a quella lavorativa e quindi riservata ai benestanti almeno, se non agli aristocratici.

Attività, ancora – almeno per lunghi decenni sempre dell’Ottocento – ristretta ai singoli, non organizzata.

E’ comunque a partire dagli anni Sessanta del diciannovesimo secolo che da noi – necessaria evoluzione – nascono le prime società sportive.

Quelle remiere, per cominciare.

Il Club Alpino Italiano, nel 1863.

Di seguito, nel 1869 la Federazione Italiana di Ginnastica, nel 1885 l’Unione Velocipedistica (occorrerà attendere il 1909 per assistere al debutto del Giro d’Italia), nel 1888 la Federazione del Canottaggio, nel 1898 – anno nel quale si organizza e svolge il primo Campionato nazionale di calcio – quella del Football destinata ad affermarsi su tutte.

Come ognun sa, è a partire dal 1896, quando ad Atene hanno luogo i primi Giochi moderni, che a livello davvero internazionale lo sport (dilettantistico, ripeto) acquista rispetto e straordinaria visibilità.

L’Italia sarà assente – salvo presenze individuali – nelle prime tre edizioni per debuttare ufficialmente in quell’ambito nel 1908, a Londra.

Straordinario, a ben vedere, il fatto che in un lungo e fortemente conflittuale periodo, pur impegnati in guerre, sollevazioni e rivolte, gli italiani abbiano nell’Ottocento dato il via a strutture organizzative tuttora alla base della attività sportiva nazionale.

Mauro della Porta Raffo