Lo sport e la Casa Bianca

Lo sport come pratica non come investimento economico o politico.

Necessaria questa premessa guardando per esempio a George Walker Bush, il quale, negli anni trascorsi nello Stato della Stella Solitaria, fu tra l’altro proprietario dei Texas Rangers, una importante squadra di baseball.

Necessaria altresì per l’uso spessissimo fatto da parte dei politici dello sport come veicolo elettorale promozionale.

 

 

Quarantaquattro ad oggi le persone, gli individui arrivati ad occupare lo scranno presidenziale USA.

(Grover Cleveland nell’elenco ufficiale è riportato due volte avendo governato per due mandati non consecutivi. È in conseguenza di ciò che l’attuale Presidente – quarantaquattresimo uomo in plancia di comando – è conteggiato come quarantacinquesimo Capo dello Stato americano).

Ove si escludano passioni giovanili (Abraham Lincoln praticò non professionalmente il wrestling fino al compimento della maggiore età), nessuno dei Presidenti può essere considerato uno sportivo di razza.

Di certo, la a molti comune pratica del golf – in specie, una volta in carica – non può influire sulla valutazione in merito.

Sorprendente davvero tale conclusione ove si guardi all’importanza dello sport nella vita americana, in specie di pratiche agonistiche prettamente USA quali il baseball, il football, il basket, per dire.

Le cose cambiano se lo sguardo si sposta dagli inquilini di White House a quanti hanno partecipato, almeno in tempi abbastanza recenti, alla corsa per arrivarvi.

Due, soprattutto, i nomi da fare in questo ambito: quelli di Jack Kemp e di Bill Bradley.

Il primo – asso del football approdato alla politica in campo repubblicano – fu membro della Camera, ministro con Ronald Reagan e candidato alla Vice Presidenza con Bob Dole nel 1996.

Il secondo, assolutamente tra i più grandi giocatori di basket di sempre, campione olimpionico e vincitore di coppe internazionali (con l’allora Olimpia Milano conquistò anche il trofeo continentale europeo riservato alle squadre di club, la Coppa dei Campioni per intenderci), fu per tre successivi mandati e totali diciotto anni Senatore del New Jersey per il Partito Democratico.

Uscito per proprio volere – dato che non si ripresentò – dalla Camera Alta, nel 2000, cercò di ottenere la nomination democratica opponendosi invano al Vice Presidente uscente Al Gore.

Due avventure, come si vede, non fortunate.

Diversa la situazione a livelli per così dire più bassi.

Un trascorso sportivo di rilievo ha aiutato moltissimi uomini politici locali. 

Volgendo lo sguardo ai Governatori, impossibile non citare almeno Jesse Ventura.

Il suo glorioso passato di wrestler unito alla fama conquistata ad Hollywood (fu caratterista di un qualche rilievo) gli permise, a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, di occupare la poltrona di Governatore del Minnesota per quattro anni.

Mauro della Porta Raffo