Lettera agli Ideatori

Illustri ma sconosciuti ideatori (o creatori, scopritori, inventori, scegliete voi) del magico binomio “Genitore-1 e Genitore-2, permetteteci anzitutto di rallegrarci con voi per la vostra intuizione.

Essa ha finalmente liberato l’umanità da una schiavitù che durava da alcuni millenni e la costringeva ad una discriminazione vergognosa e sessista.

La vostra idea è meritevole di ogni lode perché è foriera di una rivoluzione da porre sullo stesso piano dell’invenzione della ruota, di quella dei caratteri mobili di stampa di Gutemberg e del “cogito” cartesiano.

Riconosciuti com’è giusto i vostri meriti, non possiamo esimerci dal sottoporvi alcune perplessità, che siamo certi non avrete difficoltà a dissipare.

Alcune derivano dalla nostra lingua inguaribilmente reazionaria, altre dalla matematica, altre infine dalle abitudini purtroppo consolidate del nostro popolo, la cui arretratezza voi giustamente cercate di estirpare.

Anzitutto non dubitiamo che vi siate resi conto che la parola “genitore” è di genere maschile.

Come possiamo usarla a cuor leggero senza incorrere nello stesso abominio che giustamente avete voluto correggere?

Dire “Genitore uno e due” inoltre non equivale a dire  padre e madre?

Orrore!

Potremmo forse eliminare le ultime lettere della parola e fermarci a “Genit”, ma non resterebbe ancora il problema dell’articolo “il” o “la” genit?

La lingua italiana nella sua rozzezza maschilista non dispone di un articolo neutro.

Cosa consigliate di fare allora per evitarci figuracce o peggio ancora l’uso di un linguaggio poco consono ai tempi, che massimamente aborriamo?

Poi c’è il problema dei numeri: dire “genit-1 e genit- 2” non crea forse una graduatoria, o ancor peggio una gerarchia per cui il primo precede inevitabilmente il secondo (o la seconda)?

Non è il primo arrivato che alle Olimpiadi ha diritto a salire sul podio più alto?

Si potrebbero impiegare le lettere, ma non A e B, che rispondono anch’esse ad una scala di valori (nel campionato di calcio vi sono la serie A e la serie B, e la prima è più importante della seconda; e risparmiamo altri esempi).

Proponiamo timidamente di utilizzare perciò, come nell’algebra, le lettere X e Y o W, sempre che ad esse non si dia un valore concreto.

Che ne dite?

Restano i problemi pratici.

I nostri bambini appena possono sillabare un qualsiasi suono, non si sa perché dicono “ma-ma” e “pa-pa”.

Dovremo educarli sin dalle fasce e dire “ge-nit” o almeno “ge-ge”?

Ed essi per far capire che hanno fame cercheranno il seno di genit-x o di genit-y?

Di quale dei due saranno felici di trovare una parte del corpo fornita di apposite ghiandole mammarie? (anche questa sarà un parola proibita?).

Capitolo religione:  voi sapete che la prima preghiera del Cristianesimo comincia con le parole “Padre nostro”.

Bisogna assolutamente sostituirla con “Genit nostr” senza la vocale finale per evidenti ragioni, che valgono per qualsiasi  aggettivo.

Lo stesso si dica  per l’Ave Maria, che sarà finalmente “genit di Dio”.

Che fare della costituzione italiana che ha avuto dei “padri costituenti”, così spesso evocati ed invocati?

Possiamo forse lasciare quelle parole scorrazzare nei parlamenti e parlamentini e nel linguaggio giornalistico?

È preferibile, ci sembra, parlare di Genit Costituenti.

Che ne dite?

Quanto ai “Padri della Patria” non è meglio abolire del tutto una formula che contiene ben due volte un riferimento alla paternità piuttosto che alla più raccomandabile “genitorialità”?

Gentili Ideatori, risolveteci presto questi terribili problemi; voi così fertili di concetti originali, innovativi e principalmente politicamente corretti non ci lascerete a lungo nella nebbia dei nostri dubbi e verrete rapidamente in soccorso dei poveri tradizionalisti che purtroppo siamo ma che vorremmo cessare di essere.

Ve ne saremo eternamente grati.

Alberto Indelicato