L’emancipazione femminile e la conseguente (?) crisi sociale

Come la metto?

Affrontata e scartata l’ipotesi che si tratti solo di una coincidenza, posso davvero scrivere, affermare che la a dir poco declinante società nella quale viviamo, che il nostro mondo ferito e inane, che in qualche modo la profonda e irreversibile crisi dell’intero Occidente dipendono certamente da radicali mutazioni e fattori di ogni genere e in ogni campo – in una parola dal cosiddetto (e maledetto) ‘progresso’ – ma per larga parte dalla emancipazione femminile che ha portato alla disgregazione in atto?

Posso provare, senza essere lapidato, a dimostrare un cotale assunto?

Occorrerà, nel farlo, partire da lontano guardando a un fondamentale tratto della storia sociale degli Stati Uniti d’America, del Paese cioè che anticipa costantemente l’evolversi (l’involversi) del mondo nel quale viviamo.

Cominciando col fotografarli, gli ‘States’, ora, senza troppi dispersivi fronzoli.

Sollevato il velo e la finzione che (noi consapevoli) li proteggono e ne celano le essenziali linee, gli USA appaiono in gravissimo declino quanto al decisivo, determinante aspetto, appunto, sociale.

Città sovraffollate, degradate, inquinate, con interi quartieri invivibili.

Senzatetto sempre più numerosi (quelli censiti – e chissà quanti non lo sono – nella sola Los Angeles ammontano a cinquantottomila!).

Contrapposizioni razziali gravi e persistenti, persino insorgenti.

Malavita organizzata e spicciola, questa, spesso, più pericolosa.

Famiglie inesistenti. 

Ragazzi e giovani sbandati senza nessuna educazione scolare (non soltanto) e impossibilitati perfino ad immaginare una prospettiva di salvezza.

Assenza di una qualsiasi guida morale, ideale, spirituale…

Politica? per carità!

Era, fino al secondo dopoguerra e ancora nei Cinquanta e Sessanta del trascorso Novecento, così ridotta la Nazione che aveva sempre combattuto per la democrazia, la libertà, soprattutto – per molti, ridicolmente per altri artatamente, falsamente – per la virtù?

Certamente no.

La ragione, incontestabilmente, nel nettissimo prevalere, allora e fino ad allora, nel vivere e nel governare lo Stato e la famiglia dei convincimenti e dei conseguenti metodi propri degli ‘WASP’ (White, Anglo-Saxon, Protestant).

Sinteticamente, molto sinteticamente:

uno Stato e una famiglia virtuosi;

una famiglia inattaccabile, per quanto possibile;

una società patriarcale.

(Che quest’ultimo requisito fosse indispensabile era ed è dimostrato inconfutabilmente dal confronto, al riguardo, dei bianchi americani con i neri.

Non scioccamente e stupidamente pensando a una questione di superiorità razziale, ma guardando alla realtà conseguente le specifiche leggi e disposizioni in vigore per i neri nel periodo schiavista.

Fatto era che tra gli schiavi l’organizzazione familiare possibile fosse solo quella matriarcale poiché quasi sempre i padri venivano separati da consorti e figli minori quando venduti.

Figli che invece dovevano seguire le madri nei medesimi casi.

È quella tra l’organizzazione patriarcale – sinonimo di dimostrato successo – dei bianchi e l’obbligata organizzazione matriarcale – di insuccesso – dei neri la principale ragione della fortissima, in tanti casi non ancora colmata e oramai colmabile solo ‘in discesa’, arretratezza sociale dei secondi).

L’inattaccabile – apparentemente, si è visto – patriarcato ‘WASP’ imponeva una struttura familiare e sociale nella quale la donna era collocata assolutamente in secondo piano.

È quando tale organizzazione viene travolta, quando (in concomitanza, ed è questa solo una coincidenza?) la donna ottiene il riconoscimento dei suoi – sacrosanti, peraltro – diritti e perviene alla compiutezza del processo di emancipazione, quando gli ‘WASP’, soverchiati, perdono potere culturalmente e politicamente che, lentamente dapprima e rapidamente, a rompicollo poi, nello sconvolgimento sociale, si passa dal patriarcato al matriarcato, precipitando quindi – se vero è l’assunto relativo – la ora più facilmente disgregabile famiglia e la ora misera società nella irreparabile e dominante crisi che viviamo.

Peggiora quotidianamente in America.

Peggiorerà, da noi. 

Varese, nel giorno di Santa Cristina martire

 

Mauro della Porta Raffo