Le Primarie USA: storia e attualità

Per quanto sul declinare dell’Ottocento, dibattendo e proponendo, già si cercasse di permettere agli elettori di designare direttamente i candidati alle cariche pubbliche (Presidenza ovviamente compresa) sottraendo per quanto possibile la decisione in merito ai boss partitici e alle segreterie, fu solo a partire dal 1903 (nel Wisconsin allora governato da Robert La Follette) che il meccanismo delle Primarie venne adottato.
A livello e con riferimento locale.
Si dovettero aspettare le presidenziali del 1912 in campo repubblicano perché altrettanto fosse fatto sul piano nazionale, nel caso per scegliere i delegati alla Convention.
Nazionale per modo di dire, dato che nella circostanza pochi tra gli Stati aderirono preferendo nella maggior parte inviare al successivo Congresso (tale è infine la Convention) i ‘soliti noti’ selezionati alla vecchia maniera.
Come si vede (limitando la nostra ricognizione al piano politico relativo alle elezioni per il Congresso e a quelle dei delegati che sceglieranno i candidati a White House) il sistema è adottato – oggi in modo quasi assoluto, per quanto qualche Stato (Iowa in primissima linea), in direzione Convention, resti ancorato al meccanismo folkloristico dei Caucus – per la selezione dei pretendenti allo scranno di Senatore, a quello di Rappresentante e a quello, ripetiamo, di delegato.
Guardando specificamente al Congresso, in non poche occasioni, allorquando uno dei due partiti egemoni gode in una circoscrizione (per la Camera) o in uno Stato (per il Senato) di una forte maggioranza ha più importanza ai fini della vittoria finale la votazione primaria essendo dipoi scontata, nel confronto con il candidato del partito meno seguito, l’elezione del prescelto.
Ricordato qui fuggevolmente che la Convention fu una invenzione (di vero successo tanto fu velocemente adottata da tutti i movimenti ivi compresi quelli minori quali oggi i Verdi e il Libertarian) del Partito Antimassonico, nel 1831 in vista delle presidenziali del 1832, occupiamoci ora più dettagliatamente della scelta dei molte volte citati delegati alla stessa.
In prima battuta, essendo i regolamenti in merito di competenza partitica, repubblicani, democratici, i ricordati verdi o i rammentati libertariani nominano un numero differente di persone.
Per dire, un paio di migliaia e poco più tra gli elefantini (l’elefante è il simbolo dei repubblicani), il doppio circa tra gli asinelli (l’asino quello democratico).
È pertinenza poi dei movimenti a livello statale decidere per la Primaria o per il vecchio Caucus.
Una larga maggioranza – come detto – ha optato per la Primaria ma per quale modello visto che sono due (invero, di più, ma non complichiamo troppo il discorso) quelli possibili?
Occorre qui ricordare che negli Stati Uniti il diritto di voto si ha al compimento della maggiore età, fissata dal 1971 a diciotto anni.
Peraltro, per esercitare tale diritto ci si deve iscrivere alle ‘Liste elettorali’.
Nel farlo, si può (non è obbligatorio ma lo fanno tutti) dichiarare il proprio orientamento politico partitico, repubblicano, democratico, verde, socialista, libertariano o altro che sia.
È così possibile per un partito indire due (di più ma lasciamo perdere ulteriori sottigliezze meno implicanti) diversi tipi di primarie: ‘chiuse’ o ‘aperte’.
Alle ‘aperte’ – poco in uso – possono scegliere i delegati tutti gli elettori iscritti alle indicate ‘liste’.
Alle ‘chiuse’ – diffuse – solo coloro che iscrivendosi alle stesse hanno dichiarato la propria consonanza (diciamo così) con il partito che ha indetto la consultazione: i simpatizzanti democratici nella ‘chiusa’ democratica, quelli repubblicani nella ‘chiusa’ repubblicana e via dicendo.
Molto altro ci sarebbe da dire in proposito.
In primo luogo sulla distribuzione dei delegati (naturalmente, gli Stati più popolati ne hanno di più e tutto va in proporzione).
Poi, sui sistemi di attribuzione: proporzionale, ‘winner take all’ assoluto, ‘winner take all’ relativo…
In merito specifico alle Convention…
Temi e argomenti trattati esaustivamente altrove.
Tornando alle Primarie per la selezione dei candidati ai seggi congressuali, un’ultima annotazione.
La partecipazione alle votazioni in tale momento è spesso limitata non votando praticamente mai tutti gli aventi diritto (anzi).
Votando prevalentemente i più motivati può capitare che posizioni politiche radicali (in un senso o nell’altro) in queste circostanze prevalgano.
Nel caso, di estremizzazioni eccessive non raramente il candidato scelto dalla base, perdendo i cosiddetti voti moderati, risulta sconfitto.

Mauro della Porta Raffo

Presidente Onorario della Fondazione Italia USA