Le donne hanno sempre ragione

Quando ero ragazzo, mio padre mi ripeteva spesso, scherzando, ma non troppo: le donne si prendono per la vista, non per la vita.

Accompagnando questa massima maschilista, quasi certamente sottratta a qualche sketch del vecchio avanspettacolo, a un vistoso volteggio delle mani, che andavano puntualmente a chiudersi sui miei fianchi.

Predicava male, ma razzolava bene l’improvvisato filosofo, se è vero come è vero che ha avuto la stessa moglie, mia madre, per tutta la vita.

Io oggi ho già battuto il suo record di durata matrimoniale, anche se c’è da precisare che papà, dopo aver abbondantemente onorato (almeno a sentire un paio di zie un po’ pettegole) il suo motto preferito, si sposò molto tardi, concludendo al passo una carriera partita al galoppo.

Invece le mie donne, migliaia e migliaia, sono state quasi tutte finte.

Di celluloide, intendo.

Creature, spesso meravigliose, uscite da una lunghissima frequentazione cinematografica, prima da appassionato poi da critico.

Al punto che ora il ricordo di quell’esercito di signore e signorine dello schermo rischia di annebbiare la memoria delle poche incontrate in carne ed ossa.

Sorrisi, sguardi,   ammiccamenti, baci, pianti, abbracci, rancori, slanci, vendette, delitti, bugie, bronci, passioni e via elencando non mi hanno insegnato niente.

La cosa che mi ha sempre più sconcertato, in platea come a casa, rimane l’incredibile capacità di cambiare umore, senza apparente motivo.

Tutta una moina al mattino, una piva lunga da qui a lì la sera, o viceversa.

Inutile indagare, l’altra metà del cielo è fatta così.

Allo stesso modo è perfettamente vano prendersela per l’abuso del telefono.

È rarissimo che due uomini si sentano anche se non hanno alcunché da dirsi, soltanto per il piacere perverso della chiacchiera.

Che mal di testa e che bollette.

Per le nostre mogli, madri, sorelle, fidanzate, suocere o amiche è invece la regola.

Mah!

Basta, mi fermo qui.

Ho rinunciato a capirci qualcosa dai tempi di una delle mie rare fidanzate, che abitava a Genova.

Una sera che volevo andarla a trovare, la chiamai per avvertirla che stavo per partire (in macchina, da Milano).

Ti aspetto, mi disse, sono a casa, adesso mi preparo.

Un’ora e mezzo ed ero sotto il suo portone.

Non sono ancora pronta, ribatté quasi stizzita, puoi aspettare un quarto d’ora?

Incredibile ma vero, le risposi: va bene.

La morale?

Le donne hanno sempre ragione.

Che tra l’altro è il titolo di un film americano del ’57 con David Niven e Ginger Rogers.

Massimo Bertarelli