Lacrime e sangue

Islàm, Harb, Hudna

Richiamiamo i fondamentali concetti islamici di Dar al Islàm, Der al Harb e Dar al Hudna.

Rispettivamente: casa o luogo “della sottomissione”, territori conquistati e sottomessi alla Predica; luoghi “della sedizione”, da sottomettere, cioè, letteralmente, islamizzare; luoghi “della tregua”, verso i quali i veri fedeli, per ragioni di insufficiente forza, devono instaurare una provvisoria, anche lunghissima, convivenza, in attesa che si presenti il momento buono per trasformarli in Dar al Islàm.

Questi concetti sono parte integrante della profonda educazione religiosa, che i musulmani sono obbligati a ricevere sin da piccoli.

Un inprinting incancellabile per tutti, sebbene non tutti, ovviamente, da adulti si adopereranno per metter in pratica azioni volte a trasformare i territori “harb” e “hudna” in luoghi “islàm”.

Nella Storia all’Islàm riuscì sorprendentemente – nel senso letterale del termine: una sorpresa storica, che trovò gli imperi ed i reami dell’epoca completamente impreparati a fronteggire la sorprendente volontà di conquista dei combattenti della Vera Fede – di espandersi, nel solo primo secolo dalla Predicazione del Profeta, per decine di migliaia di km, dalle rive dall’Atlantico sino ai deserti dell’Asia Centrale ed alle isole dell’Oceano Indiano.

Poi i combattenti di Allah s’imbatterono in culture ed in popoli altrettanto tosti, i Mongoli, i Cinesi ad est, ad esempio, ed a loro modo gli Europei cristianizzati ad ovest, che avevano finalmente capito il movimento e si organizzarono per resistere e talvolta anche per reagire.

La aree di confine rimasero zone ad alta frizione, molte Dar al Harb da tentar di ridurre a Dar al Islàm.

Quando, grazie allo sviluppo delle scienze e della tecnologia ed alla conseguente Rivoluzione industriale, il mondo occidentale, verso il finire del sec. XVIII, iniziò ad imporre la sua supremazia economica e politica sul pianeta, ciò indusse grande frustrazione alle popolazioni arabo-islamiche, rimaste sostanzialmente al cammello (mi si perdoni la semplificazione).

La storica frustrazione economico-politica del mondo musulmano, oggidì, presso le giovani generazioni, in special maniera presso i giovani immigrati nel Paesi occidentali, si trasforma in frustrazione psicologico-esistenziale, la quale induce a forte ed irrazionale volontà di riscatto.

Sentito non come riscatto economico e sociale individuale ma come guerra (esattamente jihàd) contro l’Occidente ed i suoi supposti valori.

Per questo i giovani immigrati si autoghettizzano.

Non esistono ghetti di filippini o di peruviani.

Le chinatowns – attenzione – non sono ghetti, sono potenti luoghi di organizzazione per meglio espandere le proprie attività produttive e commerciali cinesi verso la popolazione circostante.

Di contro, ovunque, esistono autoghetti islamici, che alimentano nel loro chiuso interno le volontà di riscatto dalla frustrazione.

Precisamente ai giovani di questi autoghetti si rivolge la propaganda jihadista, realizzata tramite prodotti di ottima fattura comunicativa in rete – inconsciamente riecheggiati dalle tv -, vere campagne pubblicitarie.

Forse realizzate da strateghi occidentali della comunicazione, che potrebbero essere assoldati o anche lucidi attuatori di imprescrutabili strategie di destabilizzazione mondiale.

In questo senso i combattenti, che conquistano territori in Medio Oriente, annichilendo vestigia del passato e locali comunità non islamiche, ed a maggior ragione i combattenti suicidi, che pochi e con mezzi modesti seminano morte, distruzione e terrore nella Dar al Harb, esaltano ed inducono all’emulazione non migliaia ma milioni di giovani islamici.

La lacrime prodotte pubblicamente dall’Alta Rappresentante del Nulla, la (dis)onorevole Federica Mogherini, rappresentano in maniera macroscopica il successo della strategia del terrore indotto dagli islamisti esaltati, efficace manodopera di chi strategicamente li manovra.

Mai, come ora, lacrime indurranno tanto sangue.

Enzo Tosi