La gloria

Un bel giorno nella prima pagina del vostro quotidiano avete letto una notizia stupefacente: Antonino Maria Zecqui è il vincitore del Premio Nobel per le Scienze Ultraverticistiche, che è stato istituito quest’anno proprio per Lui.

Ma voi lo conoscevate, questo Antonino Maria.

Non che foste amici, forse non gli avevate mai parlato ma ricordate perfettamente che frequentava la vostra stessa scuola quando eravate in seconda classe ginnasiale.

Lui era nella sezione B e voi nella sezione A, ed i suoi compagni ne parlavano, quando ciò molto raramente avveniva, come di un tipo completamente insignificante, né troppo bravo né troppo somaro; insomma se la cavava sempre navigando a vista.

Anche i professori non avevano per lui molta considerazione ma poiché era disciplinato, non disturbava le lezioni e non creava problemi di sorta lo lasciavano vivere nel suo guscio e lo promuovevano quasi automaticamente.

Poi l’avevate perduto di vista ed ignoravate che si era dedicato allo studio delle scienze ultraverticistiche e, secondo quel che narravano i giornali, era stato chiamato all’università di Yale (New Haven, Connecticut) dove evidentemente con grande riservatezza aveva fatto quegli esperimenti che i saggi di Stoccolma avevano ora giudicato fondamentali.

Che fate?

Per prima cosa gli mandate un telegramma di felicitazioni:

“Carissimo, finalmente!

Il meritato premio che corona le tue fatiche riverbera le sue luci sul nostro glorioso istituto “Filibardo Cremastieri”, e su tutti noi che ti volevamo bene e ti ammiravamo, certi come eravamo già allora che avresti raggiunto le più alte vette della conoscenza.

Abbiamo sempre seguito con appassionata trepidazione il tuo duro lavoro sapendo che esso avrebbe ricevuto il giusto riconoscimento della comunità scientifica mondiale…”.

Senza preoccuparvi di attendere una risposta, se non un bigliettino di generici ringraziamenti, convocate quindi alcuni giornalisti per narrare dei gustosi episodi della comune adolescenza, insistendo discretamente sul fatto che tra tutti i ragazzi della scuola voi eravate il più vicino al futuro scienziato che frequentavate quasi giornalmente.

Con lui quante avventure: la ragazzina di cui egli era innamorato non era forse la sorella della vostra fidanzatina?

Per questo spesso tutti e quattro assieme facevate delle gite, andavate al cinema ed in pizzeria.

Ma a volte in compagnia lo vedevate improvvisamente  taciturno ed assorto, e sapevate che stava riflettendo a qualche problema e rispettavate il suo operoso silenzio.

Gli altri compagni vi invidiavamo per la stretta amicizia che vi legava ad Antonino Maria.

Dopo qualche tempo sarebbero stati i giornalisti a chiedervi di raccontare qualche episodio di quegli anni felici e per voi, ma non per lui, spensierati e voi eravate felice di accontentarli, aggiungendo ogni volta nuovi interessanti particolari.

Quando fu nominato senatore a vita, alla cerimonia organizzata in suo onore dal presidente del Senato, alla quale egli non poté assistere per non staccarsi un solo istante dai suoi studi giunti pare ad un punto cruciale, foste non solo invitato ma anche incaricato di rappresentarlo ufficialmente e di leggere il messaggio che egli aveva inviato.

Quando lo seppe egli vi mandò un biglietto di ringraziamenti.

La notizia della sua morte, mentre era chino sul suo scrittorio per risolvere con delle nuove formule l’ultima equazione di Fukardstein e Sardant, fu altrettanto improvvisa di quella dell’attribuzione del premio, e foste voi incaricato della orazione funebre, nella quale faceste sgorgare tante lacrime di commozione e di orgoglio patriottico quando accennaste al genio italiano nel mondo.

Ormai il vostro nome è strettamente associato al suo ed alla sua opera imperitura.

Anche su di voi è giunto un raggio della sua gloria, e voi non potete che esserne legittimamente fiero e felice.

Ogni tanto però vi sorprendete a chiedervi:

Ma a che cosa serve  l’ultima equazione di Fukardstein e Sardant?

E che diavolo sono le scienze ultraverticistiche?

Ma subito scacciate questi pensieri irriverenti tanto più che avete deciso di farvi stampare delle carte da visita sotto il vostro nome le sole parole:

“Amico fraterno di Antonino Maria Zecqui

Premio Nobel

e Senatore della Repubblica”.

Alberto Indelicato