La cometa Gerasimenko

E’ tutto pronto per l’evento del secolo: mercoledi 12 novembre il modulo Philae della missione Rosetta si depositerà sulla superficie della cometa 67/P Churymov- Gerasimenko, nome quasi impronunciabile dovuto agli scienziati russi che l’hanno scoperta.

Il contatto avverrà nella zona Agilkia, un sito ben illuminato dal sole e situato al centro del corpo celeste.

In sette ore Philae coprirà la distanza di circa venticinque chilometri tra Rosetta e la cometa.

Il primo segnale dell’impatto è previsto per le 18,30 dello stesso giorno.

Agilkia, così come Philae e Rosetta sono nomi facilmente collegabili alla tradizione egizia.

Agilkia infatti è il nome di un’isola che si trova sul fiume Nilo, nel sud dell’Egitto, dove vennero trasferite alcune costruzioni dall’isola di File (Philae) a rischio scomparsa dopo la costruzione della diga di Assuan; mentre Rosetta deve il suo nome alla stele di Rosetta, una lastra trovata nel 1799 durante la campagna d’Egitto di Napoleone sulla quale erano incise in tre registri, di cui uno in greco, le iscrizioni che permisero a Champollion nel 1822 di decifrare i geroglifici egizi.

Allo stesso modo gli scienziati sperano di decifrare alcuni misteri ancora non del tutto compresi riguardanti la Terra e il Sistema solare.

Nata nel 2004 come progetto dell’Esa, Agenzia spaziale europea con un importante contributo dell’Asi, Agenzia spaziale italiana e industrie e università italiane tra cui il Politecnico di Milano e Thales Alenia Spazio (gruppo Finmeccanica), Rosetta gira nel cosmo da dieci anni.

Nel marzo 2003, prima della partenza, grazie al  Telescopio spaziale Hubble è stato possibile ricostruire un modello tridimensionale del nucleo della cometa e valutarne la massa: circa dieci miliardi di tonnellate.

Tra marzo e maggio del 2014, la sonda Rosetta nel suo avvicinamento ha ripreso il formarsi della chioma, quando la cometa passava da seicentoquaranta a seicentodieci milioni di chilometri di distanza dal Sole.

Infine, le osservazioni condotte nell’estate 2014, hanno permesso di stabilire la forma della cometa: due lobi, uno maggiore e uno minore congiunti da una specie di collo.

Ma perché andare su una cometa?

Che cosa ha spinto scienziati e enti di ricerca a immaginare e realizzare un viaggio nel cosmo della durata di dieci anni per toccare un ammasso di roccia e ghiaccio, quale è appunto la composizione di una cometa?

La risposta sta nel fatto che è ormai opinione condivisa che la vita sul nostro pianeta sia stata portata proprio a seguito dell’impatto della Terra con corpi celesti collocati anche al di fuori dl sistema solare come asteroidi o comete.

Le comete sono considerate come delle capsule sigillate nel tempo che contengono materiale primitivo risalente all’epoca della formazione del sistema solare, circa quattro miliardi e mezzo di anni fa.

Lo studio del gas, della polvere, della struttura del nucleo e del materiale organico presente potrebbe essere la chiave per comprendere l’evoluzione del sistema solare e per rispondere all’annosa domanda sull’origine dell’acqua e quindi della vita sulla Terra.

Per dare tutte queste informazioni il lander Philae (un progetto da duecentoventi milioni di euro) ha a disposizione una serie di strumenti d’avanguardia tra i quali uno spettrometro per lo studio della composizione chimica; telecamere tradizionali e a infrarossi per l’acquisizione di immagini; sistemi per analizzare le proprietà meccaniche ed elettriche della superficie; un magnetometro e un sistema capace di perforare la cometa fino a ventitre centimetri di profondità.

Mentre Philae con la sua strumentazione raffinata farà misure sulla superficie della cometa, Rosetta continuerà a orbitare per un intero anno e a studiare la cometa dall’esterno con gli strumenti di bordo accompagnandola nel suo viaggio spaziale di sei anni e mezzo su un’orbita ellittica che ha come estremi due punti: uno vicino a Giove e l’altro situato tra le orbite della Terra e di Marte.

Ludovica Manusardi Carlesi

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