Il Gran Pignolo Mauro della Porta Raffo come raccontato da Cesare Cavalleri

In occasione del ventesimo anniversario della pubblicazione sul Foglio delle Pignolerie

 

7 settembre 2016

Era il terrore delle redazioni, infilzava chi, fidandosi della memoria, sbagliava una citazione; rettificava ogni minima sbavatura, e anche la grammatica non poteva star tranquilla.

I primi Dieci anni di Pignolerie li ha raccolti in un libro, e sono stato felice di pubblicarlo con la mia Ares.

Molti mostri sacri dei giornali ne uscirono ammaccati, ammaccatissimo Enzo Biagi.

Una controstampa implacabile, politicamente scorrettissima.

La domanda è: perché ha smesso?

Un tempo lo si leggeva su tutti i giornali, nulla sfuggiva al suo occhio di superfalco.

Adesso molto meno di frequente.

Forse che i giornalisti siano diventati tutti bravi?

Piuttosto il contrario, temo.

È così dilagante la sciatteria, l’approssimazione, l’ignoranza colpevole, che perfino il Gran Pignolo si è scoraggiato.

Troppo vasto l’oceano da svuotare con il suo secchiello.

Ma io, esperto difensore di cause perse (le cause vincenti si difendono da sole), ne sento la mancanza, ne ho nostalgia.

Ma siamo poi sicuri che la “rettifica delle parole” (Confucio attraverso Ezra Pound) sia proprio una causa persa?

Almeno vale la pena di non arrendersi, mai.

Cesare Cavalleri