Gioacchino da Fiore

Terza Crociata.
Gli storici la fanno facile e trattano del viaggio in Sicilia di Riccardo Cuor di Leone come avesse davvero preso parte alla navigazione – partenza da Marsiglia nel mese di luglio del 1190 – dei centosette battelli sui quali furono imbarcati i crociati.
Fatto è che il grande ed eroico condottiero che nelle battaglie guidava personalmente i soldati, l’unico che si dimostrerà capace di sconfiggere il Saladino, evitava ogni volta che fosse possibile di solcare le acque salate.
(Non è forse vero che in lingue oramai dimenticate mare e morte fossero accomunate dallo stesso etimo?)
Discese, quindi, Riccardo a cavallo con la scorta l’intera Penisola italica.
Sulla Sila, colà giunto, incontrò Gioacchino da Fiore – abate, teologo e profeta – che, richiesto, lo rassicurò.
Sarebbe ‘Coeur de Lion’ sopravvissuto all’impresa che per lui, invitto nell’occasione sui campi di guerra, si sarebbe rivelata gloriosa.
Tutto questo mi torna ora alla mente leggendo in uno degli imperdibili saggi che Francesca Cantù ha dedicato alla colonizzazione – particolarmente quella religiosa e spirituale – dell’America Latina dell’importanza di alcune profezie di Gioacchino anche a questo riguardo.
È infatti altresì in un testo dell’abate calabrese – sia pure riportato dall’arcivescovo di Firenze Sant’Antonino (Antonino Pierozzi) – che uno dei più importanti difensori degli Indios, Vasco de Quiroga, trova le fondamenta della sua visione della sorgente Chiesa del Nuovo Mondo.
Una Chiesa di “una terza età” (parole di da Fiore) nella quale finalmente sarà predicato il Vangelo e verranno superati mali e affanni di una “ecclesia iam senescens”.
Speranze basate sul profeta cercato e trovato da Riccardo.
Speranze ancora una volta tradite!

Mauro della Porta Raffo