Effetto serra, inquinamento antropico e riscaldamento della Terra

Sul tema, sempre in discussione, ripropongo, con qualche annotazione, il mio intervento sul Corriere della Sera datato 18 agosto 2009 – MdPR

* * * * *

Effetto serra e riscaldamento del pianeta.

Poche battute al riguardo.

Per cominciare, il fatto stesso che si usi l’ espressione ‘effetto serra’ nell’errata accezione negativa oramai da tutti accettata conferma l’ignoranza in materia, purtroppo e appunto, di tutti.

In vero, se tale positivo e necessario effetto non esistesse la vita sulla Terra sarebbe pressoché impossibile considerato che la temperatura media scenderebbe di molti gradi.

Quel che dovrebbe preoccupare, quindi, non è l’effetto serra ma la sua eventuale aberrazione.

Il nostro pianeta vive e, nel trascorrere del tempo, si sono alternati periodi di raffreddamento e periodi di riscaldamento.

Si vedano i reperti degli accampamenti romani conservati nei musei elvetici che documentano che i ghiacciai alpini erano quasi inesistenti nei secoli immediatamente prima e dopo Augusto visto che sono stati rinvenuti laddove appunto i ghiacciai oggi di bel nuovo si ritirano.

Si guardi al cosiddetto ‘optimum climatico medioevale’ che si ebbe grosso modo tra l’ anno 850 e il 1200 d.C.: in Groenlandia (Greenland=Terra verde) si coltivavano viti e ulivi e altrettanto a Terranova (Vinland=Terra del vino) nel mentre i ghiacciai erano al minimo storico sulla montagne.

Si era forse in quelle due epoche calde (e nelle mille altre precedenti), caratterizzate da temperature assai più alte delle attuali, tutto ciò verificato a causa e per conseguenza dell’ operato dell’ uomo?

Quanto alla desertificazione, il Sahara era fino all’ incirca al 5.000 a.C. verde, salvo diventare allora, con relativa velocità, quello che ancora adesso è.

Anche qui per colpa dell’ inquinamento antropico?

Fatto è che la Terra ‘vive’ e, per arrivare a noi, che dal 1850 – quando ebbe termine la ‘Piccola glaciazione’ – è in atto il cosiddetto ‘Nuovo periodo caldo’ che non è certamente arrivato al proprio apice ragione per la quale dobbiamo ritenere che, del tutto naturalmente, le temperature medie continueranno a salire per parecchi anni ancora.

A chiudere, due osservazioni connesse a proposito del ‘buco dell’ozono’ e del ‘Nino’.

Nessuno può sostenere che il primo non sia sempre esistito dato che in passato non esistevano strumenti in grado di verificarlo.

Quanto al secondo, per quanto ‘scoperto’ dalla stampa negli anni Ottanta/Novanta, opera da sempre.

Ora, se davvero vogliamo fare qualcosa per cercare di combattere il degrado della Terra, lungi dal preoccuparci per fenomeni da tempo infinito periodicamente in atto quali i citati riscaldamento e desertificazione, sarebbe bene ci si dedicasse a battaglie molto più urgenti e invece trascurate quali quelle contro le molteplici azioni umane che davvero vanno sovvertendo lo stato naturale.

Mi riferisco a quelle infinite modifiche del sistema Terra che derivano assolutamente e solo dai perversi e dissennati comportamenti dell’uomo.

Per cominciare – mille essendo comunque gli interventi necessari – ci si dovrebbe battere per il totale divieto di pesca per almeno cinque anni (partendo dal Mediterraneo), dato che i mari vanno spopolandosi; per una per quanto possibile completa eliminazione degli scarti e dei rifiuti di ogni genere sia in acqua (oceani di plastica, per esempio) sia dovunque in terra; per un’ azione che renda praticamente impossibile ogni perdita di petrolio con le conseguenze che sappiamo e che ogni volta dimentichiamo fino al successivo disastro.

Mauro della Porta Raffo

Annotazioni:

Sia il ‘buco dell’ozono’ che il ‘Nino’ vanno e vengono dalle pagine dei giornali: argomenti dei quali lungamente ci si dimentica.

Quanto al ‘Nino’, allorché, qualche decennio fa, si cominciò a parlarne con toni apocalittici, mi chiesi semplicemente come mai avesse un nome spagnolo.

Scoprii così che l’appellativo gli era stato dato dai conquistadores nei primi decenni del Cinquecento.

Il fenomeno, notissimo agli Incas, era più evidente, ogni qual volta si manifestasse, verso Natale e per questo lo si era battezzato ‘Bambino’, ‘Nino’ in lingua ispanica, con riferimento al neonato Gesù.