Duello olimpionico

Nell’Ottocento in Europa la moda del duello imperava, nella sola Francia fra i militari si contavano da due a trecento duelli l’anno.

Durante il secondo Impero i personaggi più sfidati a duello erano i giornalisti.

Ad esempio Henri de Pène, constatando un certo lassismo nell’abbigliamento di molti sotto ufficiali, nel 1860 scrisse su  Le Figaro  “non tutti i sotto ufficiali sono dei Brummel”.

Come immediata conseguenza ricevette trenta cartelli di sfida da militari di stanza un po’ ovunque in Francia.

Al primo duello ad Amiens venne ferito gravemente.

Gli altri sfidanti si dichiararono pronti ad attenderne la guarigione per duellare a loro volta.

Lo stesso Guy de Maupassant nella prefazione di un’opera pubblicata nel 1892 dal barone di Vaux “Les Tireur aux pistolet” ammetteva l’inevitabilità del duello e si pronunciava a favore di quello alla pistola in quanto rendeva più eque le opportunità dei contendenti.

Nel duello con la pistola i preliminari sono identici a quello con la spada, ma esistono due varianti: la prima versione a marciare, la seconda, più usata a comando, nella quale i contendenti ad una distanza da venti a trenta passi secondo la gravità dell’offesa ricevuta, devono tenere il braccio allungato lungo il fianco con la canna rivolta verso terra e il calcio contro la coscia o in alternativa il braccio piegato verso l’alto e la mano che tiene la pistola appoggiata alla testa con la canna verso l’alto.

In entrambi i casi è proibito muoversi prima  che il direttore di tiro dica “fuoco” .

Il duello a comando porta raramente a risultati fatali in quanto si è costretti a tirare d’istinto.

Nel caso di offese particolarmente gravi i testimoni possono autorizzare gli avversari ad affrontarsi “in marcia”.

In questa situazione i duellanti dopo il segnale “fuoco” iniziano ad avvicinarsi e possono sparare quando lo ritengono opportuno prima di aver raggiunto una distanza di quindici passi.

Per onor di cronaca va’ ricordato che esiste, anche se rarissimamente praticato, un terzo tipo di duello evocato da V.Hugo nei ‘Miserabili’ dove solo una delle due armi è carica e le armi vengono tirate a sorte.

Come si può ben capire in questo caso la fortuna è la sola componente…

Di regola le armi devono essere caricate la sera prima del duello dal direttore di gara o da un armaiolo di fiducia e  chiuse nella loro cassetta che, debitamente sigillata, viene aperta solo sul campo di tiro.

Il direttore di gara assegna a sua discrezione le pistole, le cui caratteristiche non devono essere conosciute dai contendenti in quanto conoscere la forza necessaria da utilizzarsi sul grilletto in funzione della sua regolazione darebbe un eccessivo vantaggio!

Nel Granducato di Toscana già nel 1820 contrariamente ad altri Stati Italiani, il duello era proibito.

In Francia fu bandito più tardi creando una curiosa condizione: un ufficiale dell’esercito sfidato a duello era condannato dal diritto penale se accettava ma altrettanto condannato dal codice militare se rifiutava.

Ad ogni buon conto quasi mai i partecipanti ad un duello  venivano puniti, anche se persino i testimoni erano potenzialmente passibili di reclusione.

Le armi da duello ad avancarica venivano caricate con 0,35 grammi di polvere da sparo, mentre la  normale carica era di 1 o 2 grammi (peso variabile in funzione del calibro e del tipo di palla utilizzata, tonda o ad ogiva, da 11 o 11,5 mm), quantità comunque sufficiente per essere mortale sino a venticinque metri in quanto la palla martellata nella canna aveva una precisione quasi perfetta.

A fine secolo Ottocento, i duelli avvenivano ad ogni piè sospinto e pertanto si avvertiva  la necessità di tenersi in allenamento per non farsi trovare impreparati all’occorrenza.

In allenamento, dagli inizi degli anni Settanta di quel secolo, si utilizzava per comodità un’arma a retrocarica per poter eseguire delle serie di tiri costanti e non variabili secondo la maggiore o minore pressione sviluppata nella canna  da un più o meno accurato martellamento della palla, come avveniva con le  pistole ad avancarica.

Le retrocarica più idonee erano quelle calibro 44 Russian, grazie alle modifiche  apportate da uno sconosciuto tecnico russo inviato in America con la delegazione dello Zar per valutare le varianti da apportare alle Smith & Wesson modello Russian, delle quali l’esercito Imperiale Russo ne aveva ordinate centosessantamila.

Le modifiche apportate dal tecnico russo consistevano nella riduzione del diametro di foratura della canna, nell’aumento del peso del proiettile e, incredibilmente, nella riduzione della  quantità  di polvere nella cartuccia.  Queste tre  quasi banali varianti in realtà aumentavano la pressione nella canna e conseguentemente la precisione del tiro.

Da quel momento la calibro 44 Russian venne considerata l’arma più precisa esistente al mondo.

Molti armaioli belgi dell’epoca quali la Societé Francotte e  Sauveur et Fils e francesi quali Le Page e Gastinne Renette iniziarono a produrre armi mono colpo calibro 44 Russian da utilizzarsi per il tiro a segno da allenamento al duello.

Queste armi a canna ribaltabile ed apertura a serpentino avevano una lunghezza media di 38/40 centimetri, una canna da 25/28 cm.  e un peso di 1.000 / 1.200 grammi.

L’allenamento negli stand di tiro prevedeva che due tiratori sparassero contro due bersagli paralleli di sagoma  umana ad una distanza di venti/trenta metri, in base ai comandi di un direttore di tiro.

Non v’era però la componente emotiva dell’avversario con la pistola puntata contro  e mancava la vista della fiammata allo sparo.

Un geniale appassionato del tiro alla pistola da combattimento, il Dott. Devillers ,verso il 1897 inventò una speciale palla realizzata in cera addizionata con opportune resine, idea che venne subito copiata e commercializzata anche da un certo Gabet.

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Finalmente si potevano simulare le condizioni del duello fra due persone poste una di fronte all’altra.

Per proteggersi i duellanti portavano un lungo cappotto in pesante tela imbottita ed una maschera in rete di ferro simile a quella utilizzata dagli schermidori ma con l’aggiunta di uno spesso vetro davanti agli occhi per poter avere una visione più nitida del mirino; l’impatto della palla di cera poteva essere comunque doloroso e a protezione della mano, si poneva sulla pistola una coccia simile a quella delle spade da scherma.

La cartuccia era realizzata con un bossolo cavo in metallo ove veniva posizionata una capsula che serviva da propellente e una palla di cera.

Queste cartucce erano ricaricabili ma esisteva anche una versione monouso con bossolo di cartone.

La distanza di tiro era limitata a venti metri, ma finalmente il duello riprendeva la sua spettacolarità.

Purtroppo la leggerezza della palla non permetteva di agganciare la rigatura della canna e la flebile carica (una ventina di centigrammi) non assicurava la sufficiente velocità e la precisione era di gran lunga inferiore a quella di una palla di piombo.

Talvolta questo tipo di arma veniva rimpiazzato da pistole come la Giffard (Carbona) cal. 8 mm. ad anidride carbonica liquefatta, ma i calibri ridotti di queste armi davano dei risultati inferiori per cui la 44 Russian rimase la preferita.

Nei primi del Novecento il duello d’assalto venne assimilato alle discipline sportive e nel 1906, in occasione delle Olimpiadi intermedie di Atene, venne incluso nei giochi Olimpici.

L’Italia  vinse la medaglia d’argento, con il tiratore romano Cesare Liverziani nella gara di tiro con pistola da duello a ventui metri, mentre la medaglia d’oro andò alla Francia grazie a Leon Moreaux.

Altri nove tiratori Italiani, per la maggioranza bresciani, furono eliminati alle semi finali.

Nella gara di duello a trenta metri l’oro andò alla Grecia e l’argento alla Svezia.

Nelle Olimpiadi di Londra del 1908 i migliori risultati furono ottenuti dalla squadra belga.

Successivamente questa disciplina venne tolta dal novero delle gare Olimpiche.

Adriano Sala