Dovuto a Lodge

Devo a Lodge, David Lodge, una intuizione.
Devo a Lodge una linea guida.
In ‘Small World: An Academic Romance’ (titolo italiano, bruttino, ‘Il professore va a congresso’), uno dei mille rivoli narrativi riguarda l’influenza che può avere uno studio critico di spessore e ricco di illuminazioni
sull’autore che ne è soggetto/oggetto.
Come possa cambiarlo.
Non cambiare semplicemente l’interpretazione di un’opera – letteraria, comunque artistica che sia – ma proprio l’autore.
Mi faccio certamente meglio capire parlando del lavoro dedicato a Dante da Thomas Stearns Eliot.
È il Sommo Poeta, dopo la lettura eliotiana lo stesso di prima?
No.
Al punto tale che tutto quanto scritto e detto precedentemente su Dante appare (è) superato.
Disperdibile – se non come documento – assai probabilmente.
Quanto detto e vergato non solo sulla ‘Commedia’.
Non solo sul resto della sua opera.
Sull’uomo stesso.
E come non ricordare per collegamento di idee e per trascorrere dalla poesia alla pittura il significato dell’azione intrapresa e compiuta da Roberto Longhi nel trascorso Novecento quanto al – da infinito tempo dimenticato – Caravaggio?
Alla sua straordinaria opera?
Al suo essere, appunto, uomo?

Mauro della Porta Raffo