Cosa pensava Mussolini degli USA?

Da ‘Un colloquio con Mussolini’, di Michele Campana, pubblicato sul ‘Meridiano d’Italia’, n.5, VI, il 4 febbraio 1951 e ripreso in ‘Maledetti americani’, di Massimo Teodori, Mondadori, anno 2002. Il testo propone quanto, sul tema Stati Uniti d’America, Benito Mussolini disse a Campana in una intervista concessa una decina d’anni dopo la presa del potere. L’altra forza citata dal Duce all’inizio dello scritto che riporto qui di seguito è l’Unione sovietica.

“L’altra potente forza…che assedia e minaccia l’Europa è l’America e più propriamente gli Stati Uniti d’America, incoraggiati in ciò dal pensiero anglosassone…
Io ho una grande simpatia, anzi un’ammirazione, per il popolo degli Stati Uniti e gliel’ho manifestato più volte…
Però non ho altrettanta simpatia per il loro governo.
La Costituzione americana porta al potere, sotto il falso segno della democrazia, vere e proprie oligarchie capitalistiche, che io chiamo ‘plutocrazie’.
Sono oligarchie di grandi interessi, più che di idee e di principi.
Esse hanno bisogno di espansione per aumentare i profitti.
Non è difficile prevedere che la teoria di Monroe, avendo già avuto un primo strappo nel 1917/18, possa venire sostituita da una teoria dell’imperialismo.
I prodotti americani in crescente misura avranno bisogno di saturare il mondo.
Dietro gli affari e a difesa degli affari non sarà poi illogico trovare la torre di una corazzata o le ali di un aeroplano da bombardamento.
Io sto molto attento all’espansione dei prodotti americani, non solo, ma anche dei modi americani.
E’ innegabile che tra gli italiani si vanno estendendo certi gusti e certi atteggiamenti degli statunitensi, tutt’altro che consoni al nostro modo di pensare: musiche negriere o troppo yankee, orribili cocktail, i piedi sui tavolini, la gomma da masticare.
Sembrano sciocchezze trascurabili, ma incidono nei caratteri e nei gusti.
…A forza di imitare l’americanismo si può perdere la propria personalità.
Contro il bolscevismo io ho innalzato i gagliardetti di combattimento fin dal 1919.
Contro l’americanismo invadente, io cercherò di dare un taglio, se sarà necessario, richiamando il popolo italiano a un’autarchia sia economica che spirituale”.

Difficile davvero trovare qualcosa da ridire al riguardo!

(Non so perché, ma leggendo queste parole mi torna alla mente un lontano episodio narrato da Indro Montanelli.
Era il toscanaccio a Lisbona e aspettava da giorni di essere ricevuto da Antonio de Oliveira Salazar.
Finalmente, viene chiamato a palazzo presidenziale.
Il segretario particolare del despota lusitano lo sta accompagnando verso lo studio nel quale avverrà l’agognato incontro.
Nel mentre, gli dice:
“Sia generoso col presidente: sta cercando di salvare il Portogallo dal suo futuro”.
Eccezionale!).

Mauro della Porta Raffo