Cina e Vietnam: le dispute territoriali

Attori in permanente conflitto, la Repubblica socialista del Vietnam e la Repubblica Popolare Cinese hanno da decenni una disputa territoriale relativa agli arcipelaghi Paracels e Spratlys ubicate nel Mar Cinese Meridionale.

Queste isole sono di estrema rilevanza geoeconomica per la presenza di rilevanti risorse ittiche ed energetiche – gas e petrolio – che ciascuno Stato rivendica come zona economica esclusiva (ZEE). Le isole Paracels coprono una superficie di 15.000 chilometri quadrati mentre le isole Spratlys, che sono oggetto della volontà predatoria di Cina, Vietnam, del sultanato del Brunei, della Malaysia e delle Filippine, ingloba una ZEE pari alla superficie della Svezia.

Secondo le stime della Information Energy Agency (EIA) queste riserve marine conterebbero l’equivalente di 11 miliardi di barili di petrolio. Inoltre, le isole sono vicino allo Stretto di Malacca, snodo cruciale nel contesto del traffico marittimo mondiale.
Storicamente, subito dopo il ritiro degli Stati Uniti , il Vietnam del Sud inviò le sue forze navali contro la marina militare cinese il 19 gennaio 1974 per impossessarsi delle isole Paracels situate nel Mar cinese meridionale. Inutilmente: poiché sarà la Cina a conquistarle e a esercitare il pieno controllo su di esse,controllo che sarà confermato anche nel 1988, dopo un breve scontro navale con il Vietnam.

Nel 2012, l’azienda cinese di energia pubblica China National Offshore Oil Corporation (CNOOC) inizia l’esplorazione dei blocchi petroliferi che sono all’interno ZEE del Vietnam.

Ma la controversia si aggrava soprattutto nel maggio 2014 quando la piattaforma petrolifera offshore Haiyang Shiyou 981 (HD-981) tenterà di operare senza autorizzazione nella ZEE vietnamita.

Tre pescherecci vietnamiti saranno quindi inviati verso la piattaforma gestita dalla CNOOC per sfidare la sua presenza nelle loro acque territoriali e per tre mesi vi saranno proteste virulenti coordinate da Ong anche nei confronti del governo vietnamita accusato di piegarsi di fronte alle pressioni di Pechino.

Sebbene la Cina diversifichi il suo approvvigionamento di petrolio al fine di limitare la sua dipendenza energetica dal Medio Oriente servendosi delle compagnie petrolifere CNOOC, Sinopec, CNPC PetroChina in Africa, le isole Paraceles e le Spratly le danno la possibilità di realizzare le sue strategie di potere.

Inoltre, il riavvicinamento con la Russia, fornitore di materie prime, permette a Pechino di avere un partner essenziale anche in funzione antiamericana.

Come noto il Vietnam è un piccolo produttore di petrolio: rappresenta lo 0,3% delle riserve mondiali con una stima di 4,4 miliardi di barili di petrolio secondo la valutazione della rivista BP Statistical.

Il Vietnam è esportatore di petrolio greggio, che rappresentano il 20% del fatturato del commercio estero e il 17,9% della produzione di energia primaria nel 2012 (IEA).

Tuttavia Hanoi è costretta a importare prodotti petroliferi a seguito dell’aumento delle sue necessità.

Ebbene le isole Paraceles e le Spratly sono una vera e propria risorsa strategica per il Vietnam ed è per questo che la Exxon e la Chevron hanno realizzato una importante partnership con l’industria petrolifera nazionale PetroVietnam.

Anche l’India sta diventando un partner essenziale per il Vietnam .Infatti nel settembre 2014 ha concluso un accordo che autorizza l’India a operare nelle sue acque territoriali;nello stesso tempo ha siglato accordi di collaborazione militare con il Giappone e gli Stati Uniti per contenere e ostacolare le mire egemoniche cinesi sulle isole Senkaku e con la Russia nel 2009 per l’acquisto di sei sottomarini russi di classe Kilo.

D’altronde Mosca non hai mai nascosto le sue ambizioni geopolitiche sul Mar Cinese Meridionale per lo sfruttamento congiunto delle riserve petrolifere.

Il doppio gioco praticato dalla Russia con la Cina e il Vietnam le ha consentito di diventare uno dei principali attori nel Mar cinese meridionale.

Tuttavia non bisogna trascurare da un lato il fatto che il Vietnam è un membro della Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN) dal 1995 che le ha consentito di promuovere una efficace integrazione economica riducendo gli effetti della competizione economica con la Cina e dall’altro lato che il Vietnam non ha alcun interesse ad avere un conflitto aperto con il suo rivale cinese a causa delle importazioni di rilevante consistenza.

Per quanto riguarda gli Usa la concessione di Hanoi di basi militari nel campo di Cam Ranh rientra nella strategia di alleanze volte a ridimensionare l’influenza cinese e consente agli Usa di limitare la proiezione di potenza cinese nello stretto di Malacca.

Proprio in questa direzione è stato siglato il Trans-Pacific Partnership (TPP) il 5 ottobre 2015 che ha permesso la  liberalizzazione economica tra gli Stati Uniti e 11 paesi in tutto il Pacifico, incluso il Vietnam.

Questa è diventata la più grande zona di libero scambio del mondo dal momento che il 40% del PIL mondiale è proprio concentrato in questa zona.

In conclusione la Cina continua a considerare tutto il Mar Cinese Meridionale come parte della sua area di influenza mentre il Vietnam attraverso lo sviluppo di partnership con altre potenze – Russia, India, Stati Uniti – sta cercando di limitarne l’influenza consentendo tuttavia agli Usa di incrementare la sua presenza e la sua influenza.

Giuseppe Gagliano