‘Cactus Jack’

Quindici giorni prima del novantanovesimo compleanno.
Ok, John Nance Garner, da tutti conosciuto come ‘Cactus Jack’, non sarà l’uomo politico USA di livello nazionale vissuto più a lungo (record che spetta all’ex candidato a White House – nel 1948, per i ‘Dixiecrats’ – James Strom Thurmond, in carica come senatore addirittura a cento anni suonati) ma, essendosi accomiato alla bella età suindicata, resta il Vice Presidente più longevo.
Non che lo si debba ricordare e magari celebrare solo per questo.
Texano nato a Detroit (sapevate che nello Stato della Stella Solitaria c’è un paesino che si chiama così?), il ruvido Garner si guadagnò sul campo il soprannome ‘Cactus’ giostrando con bella sagacia e determinazione prima a livello statuale e poi a quello federale.
Sigaro – la maggior parte delle volte spento e masticato – in bocca e bicchiere di whisky spesso in mano, si distinse a tal punto tra i democratici da arrivare nel 1929 alla carica di leader della minoranza alla Camera in quel di Washington.
Due anni e, a seguito della vittoria democratica tra i Rappresentanti nelle Mid Term Elections del 1930, eccolo, dal 4 marzo 1931, Speaker, ovvero Presidente, della stessa Camera Bassa.
Quale l’atmosfera politica allora?
Semplice, dopo parecchi anni il Partito dell’Asino era nettamente favorito nel voto per la Casa Bianca che si sarebbe tenuto l’8 novembre 1932.
Nettissimamente, visto che il crollo di Wall Street e la grave crisi economica conseguente venivano da tutti addebitati al Presidente Herbert Hoover e al suo Partito, il Repubblicano.
Ovvio che in una simile situazione il Nostro pensi di avere le carte in regola per correre per la nomination del suo movimento.
E corre decisamente bene potendo contare, oltre che sulla propria base elettorale composta per buona parte da seguaci del vecchio populista e demagogo William Jennings Bryan, anche su appoggi di sostanza.
Sono difatti con lui sia il genero di Woodrow Wilson (e già ministro) William Gibbs McAdoo che il magnate della stampa William Randolph Hearst.
Vince in California Garner e arriva alla Convention in programma a Chicago in buona posizione, deciso a combattere.
E può contare per di più sulle regole vigenti che prevedono l’incoronazione solo quando e se votati dai due terzi dei delegati (non dalla maggioranza del cinquanta per cento più uno come oggi e non da oggi).
Lotta dura.
Franklin Delano Roosevelt è in testa ma pare non riesca a sfondare.
Improvvisa e inaspettata la svolta.
È proprio Garner a provocarla, ritirandosi.
A farla breve, otterrà in cambio di entrare a far parte del ticket dell’Asinello quale candidato alla Vice Presidenza, carica che riteneva priva di ogni contenuto.
Intervistato a giochi della Convention conclusi, al giovane cronista che lo incalza dice “Vuole sapere il perché e il percome?
È solo che la politica è una cosa strana, giovanotto, stranissima”.
In carica dal 4 marzo 1933 appunto come luogotenente del vittorioso secondo Roosevelt, ricopre coscientemente l’incarico per due mandati dato che il loro ticket viene confermato nelle votazioni del 3 novembre 1936.
E si arriva al fatidico 1940.
Da sempre, da quando nel 1796 il Padre della Patria George Washington aveva rifiutato un terzo mandato, seguendone l’esempio e senza che norma alcuna lo imponesse, nessun Presidente, compiuti i primi due come FDR, aveva sollecitato (e tantomeno ottenuto) un quadriennio ulteriore.
“È il momento”, si dice Cactus Jack’, convinto che Franklin Delano si ponga sulle tracce dei predecessori e forte di un sondaggio Gallup che lo pone al primo posto tra i probabili concorrenti.
Sceso in lizza senza che il Presidente in carica si sia in verità pronunciato al riguardo, viene però politicamente sgambettato (e dipoi sconfitto addirittura alla prima votazione della successiva Convention) dal vecchio marpione poliomielitico che, rompendo con la tradizione, si ripropone e che per di più lo esclude dalla competizione imbarcando nel ticket, che vincerà, Henry Agard Wallace.
È per questa strana e inaspettata articolazione degli accadimenti che John Garner abbandona la vita attiva e si ritira a vita privata.
Dei suoi consigli di gioverà non poco Harry Truman, il Vice succeduto al predetto Wallace nel quarto mandato rooseveltiano e allo stesso Presidente del ‘New Deal’ dopo la sua improvvisa dipartita.
Chissà quante volte, guardando agli avvenimenti successivi al suo vano tentativo del 1940, chissà quante volte il buon ‘Cactus Jack’ si sarà maledetto?
Fosse restato buono buono e zitto zitto nessuno gli avrebbe tolto l’incarico e alla Casa Bianca, morto FDR, sarebbe finalmente approdato lui.
Dannazione!!!

Mauro della Porta Raffo