Assisi a Los Angeles

La costa sul Pacifico.
Potevano gli Stati Uniti del terzo e quarto decennio del diciannovesimo secolo, già in fase di espansione come erano, non pensare ai vastissimi territori che si stendevano oltre i loro confini verso l’oceano che Vasco Nunez de Balboa aveva a suo tempo battezzato Mar del Sur?
Non era forse nel loro dna – diremmo oggi – arrivare a quella sponda?
Perbacco.
Certamente.
E lo si scriveva e diceva bensì negli anni Trenta dell’Ottocento.
E cosa fece John O’Sullivan a metà dei successivi Quaranta parlando al riguardo di ‘Destino Manifesto’ se non cristallizzare in due evocativi vocaboli il comune sentire, la nazionale vocazione?
Relativamente facile l’acquisizione quanto al nord della costa sognata.
I futuri Stati dell’Oregon e del Washington facevano all’epoca parte di un verbalmente e diplomaticamente conteso territorio chiamato Columbia dai britannici e appunto Oregon dagli statunitensi.
La questione fu risolta semplicemente con un trattato (nel 1846) che fissava il confine con il Canada al quarantanovesimo parallelo Nord permettendo pertanto agli States di affacciarsi all’agognato mare.
Più complicato – diciamo così – acquisire la California non più spagnola data la relativamente recente indipendenza del Messico.
La soluzione?
Una guerra, perbacco.
Non esclusivamente legata alla California ovviamente visto che divennero per conseguenza territori americani altresì lo Utah, il Nevada, il Nuovo Messico, il Colorado e il Wyoming, come successivamente annessi.
(Non va qui trascurato l’effetto che la vittoria sul Messico ebbe in campo politico.
I Whig, difatti, nelle immediatamente conseguenti presidenziali del 1848, pensarono bene di candidare, conquistando dipoi White House, Zachary Taylor, il generale comandante delle trionfanti truppe yankee.
Fu allora che il grande Henry Clay, cui era negata in cotal modo l’ultima chance di sedersi sullo scranno presidenziale, disse: “Sapendolo, avrei sparato volentieri anch’io a qualche messicano!”)
Ovvio che, essendo stata per lungo, lungo tempo colonia spagnola – ed è questo il periodo storico nel quale Johnston McCulley colloca le avventure del suo Zorro – e quindi parte del Messico, in California (nonché negli altri territori citati) una infinita’ di toponimi appartengano alla lingua di Cervantes.
Così, Los Angeles che in origine e in verità si chiama(va) ‘El pueblo de Nuestra Senora la Reina de los Angeles del Rio de la Porciuncola de Asis’.
Il perché di cotale riferimento alla Porziuncola di Assisi è presto detto.
Il primo insediamento di una missione nella zona – insediamento risalente al 1771 – fu opera di un francescano, padre Junipero Serra, e non è forse Francesco ‘il Santo di Assisi’?
I colonizzatori che dieci anni dopo fondarono la futura metropoli denominandola come sopra detto ne tennero debitamente conto.

Mauro della Porta Raffo