Il ‘maccartismo’ prima di McCarthy

Narra la leggenda (notizie senza fondamento enfatizzate dai cosiddetti ‘liberal’) che negli Stati Uniti d’America, terminata la guerra contro Saddam e il suo regime, alcuni tra i più impegnati attori hollywoodiani, in precedenza dichiaratisi apertamente avversi all’intervento in Iraq (in particolare, Susan Sarandon, il marito Tim Robbins e Martin Sheen – anni orsono, protagonista di ‘Apocalypse Now’ ed interprete della serie tv ‘West Wing’ nella quale è un presidente indubbiamente e appunto molto ‘liberal’), si sarebbero trovati ad affrontare una sorta di boicottaggio per il loro atteggiamento considerato ‘antiamericano’.

Al riguardo, non pochi all’epoca arrivarono, al fine di segnalare con un tristemente famoso vocabolo un invero inesistente atteggiamento persecutorio dell’amministrazione del secondo Bush, a parlare di ‘nuovo Maccartismo’.

Ora, per il vero, la persecuzione più dura nei confronti degli uomini di spettacolo in genere (non solo di quelli della ‘Mecca del cinema’ ma anche dei divi della radio – si legga, in proposito, ‘La guerra di Archer’ di Irwin Shaw – del teatro nuovaiorchese e della nascente televisione, tutti al centro delle ‘attenzioni’ dei più accesi anticomunisti), nota con il nome di ‘Caccia alle streghe’, si ebbe subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nella metà declinante degli anni Quaranta, e precedette di poco il vero Maccartismo considerando che il famigerato senatore repubblicano Joseph McCarthy arrivò alla guida della apposita Commissione inquirente solamente nel 1950.

Joseph McCarthy
Joseph McCarthy

Per inciso, l’immaginifica espressione giornalistica ‘Caccia alle streghe’, già applicata per descrivere quanto accaduto nel 1919 allorché, in concomitanza della nascita del Partito Comunista americano, molti si mobilitarono per combattere il presunto ‘pericolo rosso’, darà poi modo al grande drammaturgo Arthur Miller di scrivere, nel 1953, il potente ‘Il crogiolo’, ispirato all’ultimo caso realmente verificatosi negli USA di persecuzione di alcune presunte streghe: il processo di Salem del 1692.

Teatro dell’affondo anticomunista – e torniamo ad occuparci specificamente di Hollywood – la Commissione parlamentare di indagine sulle attività antiamericane, nata nel 1938 per combattere nazismo e fascismo, della quale, all’epoca, segretario generale era J. Parnell Thomas.

Le sedute della Commissione ebbero inizio a porte chiuse nella primavera del 1947 con la deposizione dei testimoni d’accusa.

Tra i più solleciti nel denunciare i colleghi presunti ‘comunisti’ Gary Cooper, Walt Disney, Robert Montgomery, il futuro presidente Ronald Reagan, Robert Taylor e Adolphe Menjou.

Trascorsi sei mesi, le sedute vennero aperte al pubblico.

Durarono solo due settimane e dieci tra i convocati in veste di accusati o di testimoni (in seguito, noti appunto come ‘I Dieci di Hollywood’) si rifiutarono di rispondere e furono in vario modo perseguiti e perseguitati nonché collocati nella cosiddetta ‘lista nera’.

Chi entrava a farne parte subiva un ostracismo pressoché totale (si veda il film ‘Indiziato di reato’, di Irwin Winckler con Robert De Niro) tanto da non poter più lavorare, almeno con il proprio nome (in proposito, ‘Il prestanome’, di Martin Ritt con Woody Allen).

I ‘Dieci’ – tutti sceneggiatori o registi – erano John Howard Lawson, Dalton Trumbo, Lester Cole, Alvah Bessie, Albert Maltz, Ring Lardner jr, Samuel Ornitz, Herbert J. Biberman, Edward Dmytryck e Adrian Scott.

Contro l’operato della Commissione, da subito, si mobilitarono molte star di grande nome che costituirono un ‘Comitato per il primo Emendamento’ del quale furono nominati segretari John Huston, William Wyler e Philip Dunne.

Lo loro prima azione pubblica fu l’invio a Washington di una delegazione (ne facevano parte, fra gli altri, Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Danny Kaye, Gene Kelly e Jane Wyatt) decisa a controllare che i diritti degli inquisiti fossero tutelati.

Al loro arrivo, tale fu il clamore che le sedute della Commissione dovettero essere temporaneamente sospese.

Alla fine, i ‘Dieci’ – incriminati per ‘oltraggio al Congresso’ a causa del rifiuto opposto a rispondere alla domanda “Siete o siete mai stati in passato membri del Partito Comunista?” – furono abbandonati al loro destino a causa della posizione eccessivamente radicale assunta e l’industria cinematografica, in prima fila le Case di produzione, decise nel novembre dello stesso 1947 che essi non avrebbero potuto lavorare ad Hollywood, a Broadway o altrove finché non avessero appunto dichiarato di non essere mai stati comunisti.

La battaglia legale si protrasse per oltre due anni e mezzo prima che i ‘Dieci’ finissero davvero in galera.

Ironia del destino, il segretario della Commissione J. Parnell Thomas, condannato per truffa, andò a far compagnia ad uno dei suoi perseguitati in prigione.

Tra i moltissimi uomini di spettacolo coinvolti in vario modo e a diverso titolo nella ‘Caccia alle streghe’ o, in seguito, nel vero e proprio Maccartismo, Charles Chaplin – costretto a lasciare gli Stati Uniti e risarcito con un tardivo Oscar “per il contributo dato all’arte cinematografica” nel 1971 – il grande scrittore e sceneggiatore Dashiell Hammett (recluso per sei mesi benché malato), la drammaturga Lillian Hellman, i registi Joseph Losey e Jules Dassin, esuli volontari in Europa.

Molti, chiamati alla sbarra in veste di testimoni, ‘tradirono’ amici e colleghi per paura delle conseguenze di un loro rifiuto a collaborare denunciandone vere e a volte false ‘simpatie rosse’.

Fra gli altri, il grande Elia Kazan (anni e anni dopo, allorché all’autore di ‘Fronte del porto’ fu assegnato l’Oscar alla carriera, le polemiche si sprecarono) e l’ottimo attore Sterling Hayden che non seppe mai perdonarsi la propria debolezza.

Per la storia, è solamente a partire dai primi anni Sessanta che alcuni tra i ‘Dieci’ ebbero di nuovo accesso a Hollywood (per esempio, Dalton Trumbo potè firmare nel 1960 la sceneggiatura di ‘Spartacus’, diretto da Stanley Kubrick), nel mentre, dopo l’improvvisa caduta di Joseph McCarthy nel 1953, la Commissione parlamentare per le attività antiamericane subì un progressivo decadimento, anche se, ancora sotto la presidenza di Richard Nixon, Jane Fonda, Gregory Peck ed altre celebrità furono ufficialmente definiti ‘nemici del presidente’.

Tempi, quelli narrati, di ‘guerra fredda’, di durissima contrapposizione ideale e ideologica tra USA e URSS.

Mauro della Porta Raffo